Smallville Italia

Mad World, 2° episodio GdR

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Perry White GdR
view post Posted on 24/2/2004, 13:56




Giorno 2 - A Smallville..

Il viaggio durò meno di quanto Lois si fosse aspettata, Perry, infatti, amava la guida sportiva e in poco più di due ore Lois e lui, alla guida della sua fiammante Mustang viola, raggiunsero la cittadina di Smallville. La strada non era per niente trafficata e ciò fece in modo che l’auto andasse ancora più veloce. Il passaggio dalla città alla cittadina sarebbe stato netto se non fosse stato per quel piccolo tratto di campagna che le univa.
Non appena arrivarono nel centro di Smallville, Perry fermò la macchina e prese da dietro il sedile una borsa nera nella quale custodiva il suo costoso portatile, un blocco per appunti e un palmare altrettanto costoso. Prese proprio quest’ultimo da una tasca, lo accese, eseguì alcune operazioni e, subito, sullo schermo scintillante, apparve la mappa di Smallville sulla quale, in rosso, lampeggiava la scitta “Kent Farm”. Posò il palmare in un apposito alloggiamento affianco al cruscotto, rimise in moto l’auto e seguì la strada indicatagli dal palmare.
Lois non fu molto loquace durante il viaggio, infatti, utilizzò quel tempo per riflettere sull’importanza che avrebbe rivestito nella sua carriera di giornalista quella giornata. Tuttavia la sua attenzione venne catturata da numerosi detriti che erano stati sparsi qua e là dall’esplosione e che aumentarono man mano fino a che l’auto si fermò, Lois capì subito che erano arrivati a destinazione ma aspettò comunque che Perry le dicesse “Lois, siamo arrivati, è questa la fattoria dei Kent”
"Questa ERA la fattoria dei Kent" lo corresse Lois scendendo dall'auto e dando uno sguardo all'enorme voragine che aveva preso il posto della graziosa fattoria. "Vedo che non siamo gli unici visitatori qui" aggiunse sottovoce indicando la piccola folla di curiosi che si era radunata nei pressi dell'area disastrata fin dalle prime ore del mattino. "Magari qualcuno di loro ha visto qualcosa, dovremmo fare qualche domanda in giro non crede?" Si aggiustò la giacca di pelle e prese la sua fotocamera digitale dalla borsetta. Scattò qualche foto d'insieme e poi rimase a guardare Perry con sguardo interrogativo.
La risposta di Perry non si fece attendere:
“Si buona idea, meglio chiedere prima in giro, poi, magari, troviamo un modo per entrare nella proprietà per vederci più chiaro” Perry chiuse la macchina, prese la giacca e poi disse a Lois “Seguimi”.
Fecero alcune domande in giro e, con rammarico, ma non con sorpresa, appresero che quei curiosi erano meno informati di quanto lo fossero di solito e che erano là per il loro stesso motivo anche se non per lavoro, infatti, loro due erano i primi giornalisti accorsi sul posto.
"Un buco nell'acqua…" sospirò, poi, sembrò come illuminarsi, ebbe un'idea "Signor White senta, ci sarebbe un modo per poter parlare con i Kent? La Sig.ra Kent é in ospedale e temo ci sarà impossibile avvicinarla, ma il Sig.r Kent? E poi non hanno un figlio? Mi pareva di averlo letto da qualche parte" sfogliò convulsamente tra le mille carte che aveva in borsa e ne estrasse un post-it piuttosto sgualcito. "Ecco infatti, un certo Clark, Clark Kent."
Così Perry White si assicurò chiedendo in giro dove fossero i componenti della famiglia Kent e quasi tutti concordarono nel dire che la Sig.ra e il Sig.r Kent erano in ospedale mentre del figlio non se ne sapeva nulla.
Perry, così, si allontanò dalla folla e disse a Lois
“Benissimo”, Lois chiese subito spiegazioni su quell’affermazione “Ma come direttore?!” e Perry “Vedi Lois se non c’è nessuno in casa vuol dire che possiamo fare una piccola visita più approfondita sul luogo dell’incidente, l’unico ostacolo, che comunque avremmo potuto superare, era la staccionata che l’esplosione ha portato con se…”
"Vuole entrare illegalmente in una proprietà che sarà luogo di indagini rischiando di perdere il suo lavoro?? Ci sto!" gongolò Lois prendendo anche un po' in giro il suo direttore, poi si sentì addosso lo sguardo per nulla divertito di Perry ma invece di ribattere si limitò a sorriderle. "Hai fegato ragazza, mi piace, ma ora andiamo.".
Così si addentrarono nella proprietà dei Kent in cerca di un qualsiasi anche minuscolo indizio che li avrebbe potuti aiutare a capirne qualcosa in più. Si avvicinarono di più a quell'enorme voragine. Terra, pezzi di legno, travi, attrezzi da lavoro, vetri.. di tutto.. sembrava fosse passato un tornado e avesse mescolato tutto per poi scaraventarlo nuovamente con forza verso il terreno. "Chi o cosa può aver provocato un simile disastro?" domandò la ragazza ad alta voce. Notò poi delle scale, o almeno, ciò che ne rimaneva e vi scese ritrovandosi al centro esatto della voragine. Non appena Lois provò a pensare cosa fosse potuto succedere i suoi pensieri vennero fermati da un suono incalzante di sirene che sembravano essere proprio quelle della polizia. I due si guardarono in faccia, poi presero a correre. Arrivarono alla macchina senza farsi vedere da nessuno e videro che le sirene che avevano sentito erano proprio quelle della polizia. L'auto di Perry partì con un rombo lasciando dietro se la voragine e Smallville…
 
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Lucas Luthor GdR
view post Posted on 1/3/2004, 19:42




Giorno 2 - Poco distante

La strada principale di Smallville. Lucas rallentò, cercando con lo sguardo i punti di riferimento che ricordava - niente che distinguesse veramente quel paese dai tanti che aveva attraversato. Una stazione di servizio, un supermercato, i soliti negozi che vendono sempre le stesse cose. Un negozio di antiquariato, ancora chiuso.
*Nessuna sorpresa - che se ne fanno dell'antiquariato da queste parti? Al massimo tengono in casa l'armadio del nonno, se i tarli non se lo sono ancora mangiato.* Il ristorante dove le belle famigliole andavano alla domenica - il fast food dove i giovani andavano per sfuggire alle loro belle famigliole. E poi...
Lucas fermò la moto, appoggiandosi al marciapiede. Sollevò la visiera per scrutare l'edificio fin troppo curato, l'insegna dai caratteri bianchi su nero.
Il "Talon".
Aprì e chiuse i pugni, flettendo le dita irrigidite per le troppe ore di guida e gli scossoni presi sulle buche. La polvere si era incrostata in ogni piega della tuta.
*Devo ripulirmi un po', prima di andare al Castello? Ma no: ho viaggiato a lungo per tornare, è bene che si veda.* Si passò la lingua sulle labbra secche. *La polvere in bocca però è un'altra faccenda. Qualcosa di fresco per sciacquarla via. Una buona scusa per...*
Un movimento lungo la strada attrasse la sua attenzione. Lampeggiatori rossi e blu: tre auto della Polizia in fila davanti alla mole rossa di un carro dei pompieri. Niente sirene. Da qualsiasi posto stessero tornando, non avevano più fretta.
L'auto di testa si accostò al marciapiede, si lasciò superare dal resto del corteo. Dal lato del passeggero si sporse una donna in divisa, una bionda arcigna di mezz'età.
*Il tipo che fa colazione con una bella zuppa di chiodi e latte acido.*
"Ragazzo." Lucas indicò se stesso con entrambe le mani. "Sì, proprio tu. Hai parcheggiato di fronte a un idrante."Lucas abbassò lo sguardo sull'oggetto in questione, si tolse il casco, si passò le dita fra i riccioli e fissò la donna sceriffo con due occhi castani fin troppo innocenti. "Mi sono soltanto fermato un momento, Sceriffo."
La bionda lo squadrò da capo a piedi con l'aria di chi sta soppesando una possibile fonte di guai. "Ti conosco?"
"Avrà sentito parlare di me. Lucas... Dunlevy. Anche se molte persone mi chiamano Luthor." un sorriso arrogante, il marchio di famiglia."Il figlio più giovane di Lionel."
"Guarda guarda. Avevo sentito parlare del figliol prodigo." lo sceriffo inarcò le sopracciglia con un'espressione che Lucas non riuscì a interpretare. "Il signor Luthor e stato previdente."
"Come?"
"Se vuole fermarsi, cerchi un altro parcheggio, signor Luthor." fece un cenno al poliziotto al volante, che riavviò il motore. Lucas guardò l'auto ripartire, perplesso, scrollò le spalle e si guardò intorno per cercare un parcheggio autorizzato.

Per la maggior parte, i clienti abituali del Talon si presentavano a sera, così Zia Costance approfittava delle ore fiacche del pomeriggio per svolgere i lavori di ordinaria routine. “Zia” era soltanto un soprannome: nata, cresciuta e invecchiata senza mai uscire da Smallville, era una di quelle figure caratteristiche e un po’ eccentriche che osservano la vita senza dare ombra a nessuno. Qualche persona di buon cuore le dava talvolta dei piccoli lavori per aiutarla a integrare la sua magra pensione. Al Talon, il suo compito era spazzare i pavimenti e cambiare le tovaglie macchiate dai primi clienti del mattino. Quel giorno doveva anche buttar via i fiori che cominciavano ad appassire – un compito che si era tacitamente assunta al posto di Lana, dall’animo troppo sensibile. Fosse stato per lei, li avrebbe conservati fino a quando avessero cominciato a sfogliarsi. Constance sorrise, accarezzando con la fantasia l’immagine di quella adorabile bambina con le braccia colme di fiori freschi da sistemare nei vasi, poi sentì il sorriso morirle sulle labbra. Tanto tempo prima era stata testimone della sofferenza di Nell quando Jonathan aveva scelto un’altra, e adesso il figlio stava facendo soffrire sua nipote…
Entrò un ragazzo in tenuta da motociclista, con un casco infilato al braccio. Bel ragazzo, una testa di riccioli biondo scuro e l’aria decisa. Si guardava intorno, camminando senza fretta, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno.
*Credo anche di indovinare chi.*
“Buongiorno.”
“Buongiorno, signora.” Il ragazzo posò il casco su un tavolino, le rivolse un sorriso a mezza bocca e uno sguardo penetrante.
“Desidera qualcosa?”
“Una coca, per favore. Grande.” Invece di sedersi, si appoggiò al tavolo con le braccia conserte. “Vedo che qui non è cambiato niente. E Lana, non c’è?”
“E’ impegnata altrove, signor…?”
“Lucas.”
*Abbiamo voglia di fare i misteriosi, giovanotto?* Andò a prendere dal frigorifero una coca-cola e la versò in un alto bicchiere di vetro, per portarla al cliente.
“Conosco tanti fra i giovani di Smallville, ma non mi ricordo di te.”
“Non ci siamo mai incontrati, ma forse avrà sentito parlare di me da Lana.” Lucas buttò giù un sorso. “Io e lei abbiamo avuto una discussione piuttosto accesa su un certo cameriere…”
“Clark? Tu sei quello che voleva licenziare Clark Kent?”
“Provi a dirmi che come cameriere non fa pena!” la replica che Lucas si aspettava non venne. Anzi, Constance prese un’espressione così strana che lui si accigliò, improvvisamente serio. “Che cosa è successo?”
Constance strinse insieme le mani rugose, girando la testa come se stesse guardando qualcosa al di la delle pareti. “Non hai saputo…”
“Cosa? Signora, sono in viaggio da ieri.” Indicò con un gesto dall’alto in basso la sua tuta impolverata. “Cosa è successo a Clark? E’ morto?”
“Oh Dio, no! Non credo…” La donna si morse le labbra, poi decise di andare avanti. “C’e stata una terribile esplosione alla fattoria dei Kent, ancora non si sa il perché. Jonathan e Martha sono finiti in ospedale, mentre Clark…sembra scomparso.” Recuperò il telecomando e accese il televisore a disposizione dei clienti. “Aspetta, a quest’ora c’è un notiziario.”
L’apparecchio impiegò qualche secondo ad accendersi, prima delle immagini arrivò la voce ben modulata e anonima di una giornalista “…secondo le dichiarazioni dell’ex sindaco Tate. E adesso, gli ultimi sviluppi riguardo alla notizia del giorno.” Sullo schermo comparve l’immagine inconfondibile di un giovane dalla testa calva. “E’ stato confermato in via ufficiale che Alexander Luthor, figlio del magnate Lionel Luthor, è precipitato in mare col suo aereo privato e viene dato per disperso. Sull’incidente non sono stati ancora resi noti i particolari.” Foto di Helen e Lex ad un qualche ricevimento, vestiti da sera; lui rivolgeva al fotografo un mezzo sorriso ironico, lei aveva il volto irrigidito in un’espressione di fastidio. “Soltanto ieri il giovane Luthor si era sposato con la Dottoressa Helen Bryce, in una cerimonia strettamente privata e gli sposi erano partiti per un altrettanto privato viaggio di nozze. Una luna di miele che avrebbe dovuto essere favolosa, ma purtroppo si è rivelata tragicamente breve. Ad attendere Lex Luthor non c’erano le braccia amorevoli della sua incantevole sposa – sopravvissuta all’incidente…” Onde minacciosamente calme in pieno oceano, legioni di onde che si gonfiavano e si abbassavano perdendosi in un orizzonte sfumato di foschia. “…ma il freddo abbraccio dell’ignoto. Suo padre, Lionel, afferma…"
Il più inatteso dei suoni fece voltare di scatto Constance, esterrefatta: Lucas si era lasciato sfuggire una risata, bassa e aspra. “Previdente, ma certo. Un figlio di riserva…” posò il bicchiere, aprì con un colpo secco la lampo di un taschino estraendone una banconota. “Adesso devo andare, signora. Saluti Lana per me, le dica che Lucas è tornato a casa… e non un giorno troppo presto.”
 
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Amy Palmer GdR
view post Posted on 1/3/2004, 19:48




Giorno 2

Amy scese lentamente dallo yellow cab, alzo' lo sguardo al cielo..........era una giornata bellissima a Smallville, il sole risplendeva e l'aria profumava di granturco, era tutto cosi' bello, semplice e tranquillo

Sono stata lontana troppo a lungo da questa citta'....la mia amata'citta'
Amy non era piu' la ragazzina di una volta, era cresciuta adesso. Dopo la perdita dei suoi cari era rimasta completamente sola........non riusciva ancora a credere all'idea che suo fratello avesse causato la morte dei suoi genitori, e di se stesso. Nonostante tutto questo non riusciva ad odiarlo, e non c'era giorno che non pensasse a lui.
Signorina Palmer, finalmente e' arrivata, la stavamo aspettando gia' da qualche ora....
La voce gentile di un'anziana signora riecheggio' tra i pensieri di Amy, era la signora Grant, propretaria della locanda dove Amy avrebbe trascorso la notte. Amy sorrise dolcemente Mi scusi Sig. Grant per non averla avvertita del mio ritardo.
Non preoccuparti cara, accomodati nella hall, faccio subito portare le valigie nella tua stanza.
Amy attese nella hall per qualche minuto, prima che la Sig. Grant le portasse le chiavi dell sua camera..........l'ambiente era molto accogliente, grandi quadri ornavano le pareti di color pesca, e i fiori davano un tocco' di eleganza Adoro i fiori!
Appena entrata in camera Amy si distese sul letto, era stanca e mille pensieri animavano la sua mente..che cosa avrebbe detto a Lex. Ciao Lex, ti ricordi di me..........mio fratello ha quasi ucciso la tua fidanzata, io avevo un ossessione nei tuoi confronti e... adesso sono in cerca di un lavoro per mantenermi agli studi puoi aiutarmi?!
Che stupida che era stata, come aveva potuto pensare di ritornare a Smallville e chiedere aiuto a Lex...............Lex il solo pensiero del suo nome le faceva battere ancora il cuore.............
Mentre mille pensieri avvolgevano la sua mente, Amy si addormento'......e comincio' a sognare......................................
 
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Lex Luthor GdR
view post Posted on 1/3/2004, 19:49




Giorno 2

CITAZIONE
"Ehi scusami... Forse puoi aiutarmi..." disse Lex.

L'uomo non gli mostrò alcun interesse, continuò a lavorare imperterrito..

"Ascolta, noi due ci conosciamo? Mi sembra di conoscerti..."

Lo vide assestare un duro colpo al tronco, lasciando il machete conficcato.

"Se mi conosci devi aiutarmi... Non riesco a ricordare..."

Senza degnarlo di uno sguardo l'uomo gli rispose: "L'ho già fatto.. ti ho portato fin qui a nuoto.. Cos'altro non ricordi?"

"Come mi chiamo, da dove vengo, perché sono qui… Non riesco a ricordare nulla"

"Ci troviamo su un'isola deserta, dobbiamo costruire un riparo, trovare del cibo, i ricordi non ti riempiranno certo lo stomaco."

Quelle dure parole non resero Lex meno confuso: "Ascolta farò il possibile, non mi sento molto bene... però prima per favore dimmi sei sai qualcosa su di me"

"Cerca di star tranquillo, penserò io a tutto.." Martinez aveva salvato la vita del suo rivale. Probabilmente avrebbe avuto sorte diversa se fosse stato al suo posto pensava, ma lui era fatto così.. l'avrebbe aiutato "L'aereo sul quale eri in volo è precipitato.. per poco non mi uccidevi" disse serio "la mia barca a vela è distrutta.. ma a quanto pare abbiamo entrambi la pelle dura" con voce più affabile di quanto desiderasse "Sono Luke" concluse porgendo la mano per una stretta.

Quel nome non era nuovo per Lex. Provò una sensazione di disagio ma per quanto cercasse di ricordare, qualcosa dentro di lui glielo impediva.

Luke lo guardava ora preoccupato
"Ascoltami, non sforzare la mente, i ricordi torneranno poco per volta" Helen Bryce era tragicamente morta ed era sua moglie.. non voleva dargli quella notizia. "alcuni vorrebbero essere al tuo posto" aggiunse "dimenticare il passato..." così da poter avere un futuro.

Lex si riprese dalla sensazione provata poco prima. Era vagamente irritato dal fatto che il suo interlocutore parlasse in quel modo, non capendo il dramma di ritrovarsi senza alcuna conoscenza della propria vita. "Il passato fa parte di noi, dimenticarlo è perdere la propria identità. Comunque lieto di conoscerti Luke, anche se in circostanze così spiacevoli... io purtroppo non posso presentarmi, dato che non ricordo il mio nome."

Martinez lo scrutò a lungo. Davvero aveva dimenticato d'esser un Luthor o lo stava ingannando? "Tu sei Alexander Joseph Luthor" esordì deciso, avrebbe capito se mentiva dal suo volto.

Lex non si aspettava quell'improvvisa dichiarazione, eppure il nome gli suonava familiare... sì, poteva essere davvero il suo... restò silenzioso per un breve attimo, poi disse, quasi tra sé e sé:
"Allora ci conosciamo..."

Luke diventò scuro in volto, abbassò lo sguardo, pensoso, gli tornarono alla mente tanti ricordi spiacevoli legati a quell'uomo e alla donna che amava. I suoi occhi verdi si fermarono sul machete, con un gesto posso porre fine a tutto serrò le dita sul manico e lo estrasse dal tronco: "Avrai le tue risposte.. Lex.. ora non c'è tempo."

Tornò a intagliare l'albero, doveva quanto prima costruire un capanno. Avrei potuto ucciderti tanto tempo fa Alexander. Non rimpiango di non averlo fatto, ora ti metterò in sesto.. "Raccogli delle foglie di palma e legale tra loro." Lex sembrava esitare "In fretta." Sentì dire dall'ispanico. La faccenda non era del tutto chiara, ma dopotutto era inutile discutere. ..e un giorno ti batterò. Lex si addentrò nella foresta.

La pace di quel posto silenzioso lo fece rilassare. Ora pensava con più calma, e vedeva le cose più chiaramente. Nonostante tutto, però, la sua mente ancora frustrava ogni sforzo teso ad uscire dall'amnesia.

"Perché non riesco a ricordare? Ho avuto una vita così terribile? Ho fatto cose così vergognose da essere per sempre sepolte nei recessi della mia anima? Forse aveva ragione Luke, forse è meglio dimenticare il passato. Dovrei sfruttare questa occasione per ricominciare una nuova vita? A quanti viene concessa questa possibilità, e quante volte nella vita? E Luke... a volte mi guarda con un misto d'odio e invidia... è evidente che eravamo più che semplici conoscenti... ma dopotutto qui, su quest'isola, non importa nulla... penso a una nuova vita ma non so neppure se arriveremo a domani o se lasceremo mai questo posto..."

Lex si sentì improvvisamente stanco. Voleva rendersi utile, ma l'incidente l'aveva debilitato più di quanto volesse ammettere. Si sedette all'ombra e cominciò ad intrecciare il buon numero di foglie che aveva raccolto fino ad allora. Sotto l'albero trovò qualche noce di cocco e decise di portarle verso la riva. "Non farà male accumulare un po' di cibo." Quelle attività lo tennero occupato fino al tramonto, distogliendolo dai suoi pensieri almeno per il resto del pomeriggio.
 
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Victoria Hardwick GdR
view post Posted on 1/3/2004, 19:52




Metropolis 2° giorno Hardwick Enterpise, filiale - Ufficio di Victoria Hardwick -

Per Metropolis era una di quelle calde mattinate, dove il vento leggero allieta la presenza del sole.
Victoria continuava a camminare avanti e indietro per il suo ufficio, nervosamente.. Con il suo tailleur blu che le donava quell’aria da imprenditrice esperta, seppur così giovane.
Doveva capire. Doveva capire molte cose, forse troppe.
Si sedette alla sua scrivania. C’erano due foto insieme a suo padre, ma non le guardava mai. Le teneva li esposte per obblighi morali e sociali, nulla di più. Accanto c’era una grande mazzo di fiori in un vaso cinese azzurro. Con una mano chiuse il portatile.. tanto quella mattina non avrebbe concluso nulla.
Prese il cellulare e compose un numero.

“Pronto”
“Sono Victoria Hardwick” disse portandosi un ciuffo di capelli dietro le orecchie e riaprendo istintivamente con l’altra mano il computer. Osservò lo schermo.
“Che piacere signorina Hardwick… posso esserle utile?” rispose una voce maschile dal timbro forte.
“Non è mai un piacere quando la chiamo… ho bisogno di alcune informazioni, di alcune coordinate, entro domani”
“Si, bene..deve essere più precisa però signorina”
“Lo sarò. Alle 15.00 in punto nel solito posto. Puntuale.”
Victoria riattaccò. Se solo suo padre avesse saputo…
Ma non era certo il momento adatto per mettere in moto la sua coscienza morale.. o forse era proprio quella che si stava azionando lentamente, senza che se ne accorgesse.
Squillò il telefono.

“Dimmi Kayta” rispose con il viva voce rivolgendosi alla sua segretaria.
Dall’altra parte le rispose una voce pacata, imbarazzata quasi:
“C’è suo padre sulla linea 2, è tutta la mattina che chiama, cosa devo dirgli?”
Victoria sospirò.
“Passami la telefonata”

“Ciao tesoro mio!” dall’altra parte risuonò una voce forte, carica, allegra, decisamente fuori luogo “Come stai?”
“Bene papà..come mai mi hai cercato con tutta questa insistenza?” disse guardando fuori dalla finestra, sperando di concludere quella telefonata il più in fretta possibile.
“Stasera sarò a Metropolis.. ho prenotato un tavolo al Plaza per le 21.00, così ceniamo insieme” disse energicamente.
Victoria sobbalzò. Le sarebbe sicuramente passata la fame, seduta allo stesso tavolo con Sir Harry. Ma sapeva anche bene che c’erano delle regole da rispettare, erano le regole del gioco. Non poteva dirgli di no.
“Va bene papà, ci vediamo dopo”.
Riattaccò, prese le chiavi della macchina, la borsa e uscì.
Il sole era alto nel cielo. Il signor Takahoma, noto banchiere e imprenditore giapponese, aveva disdetto il pranzo di lavoro perché il suo aereo da Hong Kong era partito con un’ora di ritardo. L’unica cosa che le importava era che le sue azioni nella banca giapponese avessero dei rialzi continui e costanti. E così era. Suo padre non avrebbe potuto rimproverarle nulla quella sera.
Erano quasi le 15.00 e Victoria salì sulla sua porche nera e si diresse verso la zona industriale.
Giunse in un vicolo piccolo e chiuso. C’erano molti retrobottega, ma uno strano silenzio. Davanti a lei una macchina nera, senza targa, bloccava la strada.
Si fermo, scese. Si tolse gli occhiali da sole, davanti a quell’uomo in giacca e cravatta.

“Signorina Hardwick” disse l’uomo baciandole la mano.
Victoria tirò fuori una busta dalla giacca.

“Ecco tutto quello che mi serve. E’ qui dentro”
L’uomo prese la busta, la aprì, guardò velocemente il contenuto e annuì.
“Sarà fatto. Entro domani sera avrà tutte le informazioni che desidera”
Victoria si rimise gli occhiali da sole scuri.
L’uomo la fissò.

“Immagino che di questa cosa debba rimanerne all’oscuro suo padre”
“Esattamente” la ragazza salutò con un cenno del capo, risalì in macchina e partì.
L’uomo la vide andare via.. pensò che solo un’Hardwick poteva essere capace di tutto quello. Sir Harry aveva cresciuto una donna molto più pericolosa e astuta di quello che pensava.


Appartamento di Victoria Hardwick, Grattacielo di Metropolis, London Avenue

L’attico del grattacielo più alto di Metropolis ospitava l’appartamento di Victoria ormai da tempo.
Le piante riempivano il maestoso balcone da cui si vedeva tutta la città già illuminata, nonostante l’ora non fosse ancora tarda.
Il cielo era delicatamente rosso e c’era ancora quel vento che scompigliava i capelli alla ragazza, appoggiata al davanzale, mentre guardava la città.
Le mancava Edimburgo. A volte le mancava davvero molto.

Rientrò lasciando tutte le finestre aperte.
Aprì l’armadio e prese un vestito bianco di seta che ricordava gli antichi pepli, bordato di un azzurro tenue.
A quella cena con suo padre ci doveva per forza andare, anche se non le andava per nulla.
Si vestì e lasciò i lunghi capelli caderle sulle spalle.
Si guardò allo specchio. A breve qualcosa sarebbe cambiato. Forse tutto. Doveva solo fare molta attenzione.

La limousine si fermò davanti al Plaza Restaurant e un uomo le aprì la porta. Victoria sorrise forzatamente. Nella hall suo padre l’attendeva, intrattenendosi con un industriale di Chicago.

“Tesoro!” disse vedendola arrivare.
“Papà” rispose la ragazza, prendendolo sotto braccio. La vita sociale era spesso difficile, ma le apparenze andavano mantenute perfette, dovevano essere sempre impeccabili.
Si sedettero ad un bellissimo tavolo, già in parte imbandito. La tovaglia rossa metteva in risalto il bianco vestito della ragazza.

“Allora piccola.. come procedono gli affari?”
“Papà” disse con un mezzo sorriso e guardandosi intorno “sai che non amo parlare di affari a cena con te. In ogni caso vanno molto bene, le azioni di Hong Kong oggi hanno avuto un rialzo del 2,1%” concluse prendendo in mano il suo bicchiere di vino.
Sir Harry annuì compiaciuto. Victoria gli aveva dato dei problemi negli ultimi tempi, ma come vice capo della Hardwick Enterprise era davvero eccellente, doveva ammetterlo.

“Sei sempre più bella ogni volta che ti vedo. Ho letto l’articolo dell’Inquisitor su di te come miglior giovane imprenditrice dell’anno. Complimenti tesoro”
“Grazie” rispose nervosamente. Sapeva che quell’argomento poteva risultare rischioso, dato che, a fianco al suo articolo, ricordava bene (e anche suo padre lo ricordava di certo), c’era anche quello del miglior giovane imprenditore dell’anno, e quell’uomo non era certo il migliore argomento fra lei e suo padre. Alexander Luthor non andava nominato. Per nessun motivo.
“Come mai qui a Metropolis?” chiese per distogliere l’attenzione da quell’argomento.
“Vedi tesoro, ho deciso di partire per l’Australia per un periodo e mi chiedevo se volessi venire con me” chiese sorseggiando il suo vino rosso del 1951.
“Mi spiace papà, proprio non posso. Ho degli impegni che non posso rimandare” se fosse partita con suo padre i suoi progetti sarebbero saltati. Ora c’erano cose molto importanti in ballo, e tutto doveva andare secondo i suoi piani. Con Sir Harry fuori circolazione sarebbe stato più sicuro. Effettivamente che suo padre le avesse fatto quella proposta le risultava alquanto strano. Forse voleva allontanarla da Metropolis per un periodo? Che cosa aveva in mente?
Decise di non indagare oltre.
Le sue indagini le avrebbe fatte il mattino seguente.
 
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Desiree Atkins GdR
view post Posted on 2/3/2004, 16:38




Giorno 2

Desiree dopo vari mesi passati nel carcere, che le sono serviti per studiare il suo piano per tornare a Smallville, decise di evadere. Chiamò la guardie fingendo di aver sete:

Mi scusi, ah potrei avere dell'acqua - chiese.
Certo, gliela vado a prendere - rispose la guardia.
La guardia aprì la porta della cella dove si trovava Desiree per darle l'acqua e Desiree partì subito all'attacco e cominciò a baciarlo facendolo ipnotizzare....
Mi prenoti un taxi che mi porti a Smallville..
Subito mia regina....corro a prenotarlo..
Dopo 30 minuti..
Il taxi è arrivato può andare via.
Grazie mille....a mai più rivederci! - gridò Desiree.
Entrò nel taxi e disse:
mi porti al motel di Smallville vicino al castello dei Luthor.
Certo signorina - rispose il tassista.
Dopo tanto tempo arrivò al motel...
Siamo arrivati signorina può scendere.
Oh grazie...bye!
Entrò nel motel e si diresse dall'impiegato per affittare una camera..
Buonasera...vorrei affittare una camera se è possibile - disse
Certo basta che mi fa federe i documenti.... signorina? chiese l'impiegato, Desiree Atkins ecco i documenti - rispose Desiree.
Naturalmente i documenti erano falsificati dato che il suo vero nome è Alison Sanders ed era una criminale.....
Bene signorina...questa è la chiave della sua stanza....se le serve qualcosa chiami il servizio in camera - disse l'impiegato
Va bene....ciao!
Desiree andò nella sua stanza e subito si stese sul letto...sorrise soddisfatta..
Devo trovarmi solo un lavoro ed il gioco è fatto!.....beh ora riposerò e poi domani si vedrà.... e si addormentò..
 
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Chloe Sullivan GdR
view post Posted on 17/3/2004, 18:59




Giorno 2

Era passato un bel po’ di tempo da quando Chloe era andata al Torch per fare le ricerche. Stavolta però non erano su Clark, la curiosità su quel misterioso ragazzo incontrato per strada gli tolse dalla testa il lavoro per Lionel Luthor. “Bruce Wayne.” Disse soddisfatta una volta che aveva trovato il ragazzo su internet “Residenza Gotham City. Sembra che abbia ereditato un bel patrimonio dai genitori scomparsi quando lui era ancora un bambino. Poveretto. Ha vissuto fino ad adesso col maggiordomo e tutore Alfred. Non c’è nient’altro.” Stampò tutto raggruppò i fogli in una cartella blu dove vi scrisse Bruce Wayne. “Un giovane miliardario con un passato “oscuro” che circola tranquillamente per le strade di Smallville… chissà cosa c’è dietro” pensava mordendosi il labbro inferiore “Se lo scoprissi… potrebbe essere un scoop eccezionale!!” Era talmente eccitata per la sua scoperta che aveva un immenso bisogno di confidarsi con qualcuno. Fin da quando mostrò il “muro delle stramberie”, ha sempre rivelato ogni sua singola scoperta a Clark. Ed era quello che aveva intenzione di fare quello stesso pomeriggio. Prese tutto il materiale e come d’abitudine si precipitò alla KentFarm. Non si accorse nemmeno di superare il limite di velocità e in un lampo giunse alla fattoria. Era sera ma lì non trovò né Clark né i signori Kent. Vide solamente un gruppo di persone andare via. Fu allora che vide davanti a lei un enorme crepaccio. Restò sbalordita “Ma c- cosa è successo?” si chiedeva mentre ci girava attorno. “Devo fare qualche foto…” si precipitò all’auto e prese la macchina fotografica. “Ma come è potuto succedere? … Non è normale…” nel fare le foto il flash illuminò un oggetto verde conficcato per metà nel terreno. Aveva la forma di un ottagono e il materiale era simile, o meglio era roccia di meteorite. Chloe lo prese e lo conservò nella borsa senza farci molta attenzione. La grande umidità e il vento gelido convinsero Chloe ad andarsene… “Per oggi credo che basti…” montò in macchina e prese la via di casa. Ma tutto ciò non gli aveva fatto passare nemmeno un attimo dalla mente il ragazzo che aveva incontrato il pomeriggio, il ragazzo di nome Bruce Wayne.
“E' anche un bel ragazzo, forse è la volta buona che mi passa dalla testa Clark….”
A casa era sola, il padre Gabe non era ancora tornato e sapeva bene che Lana non sarebbe venuta nemmeno quella sera. Era esausta e si distese, in breve si addormentò.
 
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Penny Lane Rookwood GdR
view post Posted on 20/3/2004, 21:56




Giorno 2 - Smallville, casa McRan

Penny Lane RookWood si inginocchiò sul tappeto color oceano, e con un gesto stizzito della mano sollevò il copriletto turchese, sul cui bordo erano ricamati gigli argentati, li fissò un attimo, non rammentava con certezza se sua madre li amasse a tal punto da farne il tema portante del corredo della figlia, ma Wanda aveva deciso così, ed una donna irlandese è più dura del marmo .
Guardò nella penombra della stanza, scorse una massa bianca, morbida e fluttuante a suoi respiri, allungò il braccio e l’ afferrò :
“ Il pelo di Gandalf sarebbe sufficiente a produrre maglioni in quantità industriale !”
“ Se ben ricordo, fosti tu a scegliere il gatto, almeno questo asserisce tuo padre” ribatté Wanda, che spalancato l’ uscio della sua camera, controllava l’ apparente quiete che animava la nipote .
Era risorta dalle ceneri, come una fenice, dal baratro di depressione che l’ aveva confinata a letto, rifiutando persino il pranzo, all’ umore blandamente sereno che ostentava dal tramonto, quando s’ era alzata, e si era sistemata senza fare il minimo rumore .
Wanda aveva udito le note dello stereo, una musica strana, di cui rimbombavano i bassi sino ad oscurare l’audio della televisione .

“ Zia, quando hai riordinato l’ ultima volta ?”
“ Nipote, quando hai riordinato, l’ ultima volta ?”
La ragazza alzò gli occhi sull’ anziana signora, la palla di peli e polvere tra il pollice e l’ indice, e trasse un sospiro : “ Io non sono una cameriera” affermò decisa, indignata.
“ Io non sono una cameriera”
“ Mia cara, c’ è un cestino, non voglio contemplare la preziosa matassa di Gandalf per più di un minuto” disse calma Wanda.
“ Attenta al colpo della strega… Zia”
“ Potrei farle passare per molestie sessuali” sbottò con un sorriso .
“ E io per un banale incidente in cucina, che ha tolto la lingua alla mia venerata nipotina… Cosa stai cercando ?” domandò la donna .
“ Un paio di scarpe che si intonino con l’ abito di meravigliosa bellezza che indosso con la spigliata disinvoltura di una modella scafata” .Penny Lane s’ era vestita, non un banale completo da casa, ma un grazioso vestito nero, la cui gonna di raso formava leggere pieghe sopra la rotula .
“ Chi è il fortunato ?” .
“ Gandalf “ tagliò corto Penny Lane .
" Hai detto che a SmallVille non c’ è molto da vedere…” azzardò Wanda .
“ La fauna maschile non è delle più prelibate, ma con un po’ di sforzo si può trovare qualcosa che non debba gettare in un cestino” soggiunse Penny Lane .
“ I nomi, di grazia ?” chiese Wanda, tentando di nascondere l’ istinto protettivo.
"Uhm… Tizio biondo carino, Caio castano carino, Sempronio appena intravisto” .Wanda scosse la testa, poggiò gli occhi sul ritratto di una ragazza bella e sorridente, una futura suicida, una madre snaturata, a suo parere e si segnò .
La cornice d’ argento dove la fotografia era rilegata, scintillava come di gocce, di lacrime e soltanto l’ esaltazione di gioia di Penny Lane la distrasse dai ricordi.
Balzò in piedi, aggraziata e vivace :
“ Prada, zia, non un nome… Una divinità !” esclamò .
Sono belle, ti staranno d’ incanto…” assentì Wanda .
“ Non ti prepari, zia ?” domandò Penny.
"No… Sei tu a voler prendere un po’ di aria fresca, e ti farà bene” diss’ ella.
“ Sì, ma non mi accompagni ?” insistette Penny Lane .
“ Mi fido di te, e sono sicura che eviterai i pericoli, adesso preparati, non rincaserai all’ alba, o chiederò a tuo padre di riprendersi sua figlia” concluse Wanda.
“Un’ atroce minaccia per entrambi, zia” ribatté Penny Lane chiudendosi in bagno, con il suo inseparabile amico .
Wanda sollevò il ritratto, volle esprime il suo pensiero, ma non ci riuscì, le amava troppo, entrambe, sebbene fossero tanto vitali, quanto disperate, sebbene crollassero, morissero, e nascessero di nuovo; Wanda le amava, asciugò il suo stupido pianto quando Penny la chiamò .
 
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Bruce Wayne GdR
view post Posted on 23/3/2004, 13:56




Giorno 2

Era giunta sera in Smallville ,una di quelle sere umide con tratti di vento gelido. Bruce analizzò brevemente la sua intensa quanto bizzarra giornata , era da piu di 24 ore che non chiudeva occhio, ma stranamente i suoi pensieri erano un vortice di frammenti composti dal suo passato, di cui non voleva liberarsi, e dal presente, che oggi si rispecchiava in Smallville.
Qua pare tutto immobile ed in movimento pensò Bruce mentre consumava la sua ennesima sigaretta questo è l'ultimo chiodo di bara... disse fra se e se con un espressione quasi a confermare l'effettiva mancanza di volontà nel far rispettare quel suo pensiero. Dopo l'incontro avuto con Lana e successivamente con Chloe , Bruce era venuto a conoscenza, sebbene in maniera poco approfondita, della tragedia che aveva colpito la famiglia Luthor,
Lex disse a bassa voce Meglio non pensare al peggio, è ancora presto Durante tutto il suo vagare per le strade di Smallville ,aveva notato ogni mminimo particolare di quella cittadina , a prima vista semplice , ma allo stesso tempo piena di mistero.. parlando con la gente del posto era venuto a conoscenza di parecchie storie bizzarre .. A metà tra la leggenda ed il mito aveva pensato in maniera sarcastica, eppure qualcosa di strano vide anche lui , una volta trovatosi di fronte alla Kent Farm. Un esplosione del genere non è cosa di tutti giorni aveva pensato, la vista che ebbe di fronte fu a dir poco agghiacciante, detriti sparsi qua e la ..ma soprattutto un enorme cratere, probabile epicentro di tale disastro Non scherziamo qua al massimo si rompono i trattori, ma che diavolo succede Bruce da queste parti? Decise di andarsene, perplesso, non riusciva a spiegarsi tale evento e le cose irrisolte a Bruce non piacevano , non erano mai piaciute. E' ora di cercare un posto dove riposare e soprattutto un mezzo per spostarmi
Devo tornare a Metropolis! disse nuovamente con tono moderato. Estraendo il telefonino dalla tasca interna della giacca un poco sgualcita,Bruce accennò un mezzo sorriso.
E' giunta l'ora di disturbarti vecchio mio.. attese un attimo,e subito udi una voce famigliare,che lo mise a proprio agio
Signorino Bruce! è passato del tempo dalla sua ultima chiamata,come sta?,il suo viaggio procede bene?,che cosa posso fare per lei?, mi fa piacere esserle di aiuto lo sa ..
Con calma Alfred una cosa alla volta , io sto bene e sto ancora meglio quando la sento .. Bruce era felice nel sentire il suo carissimo maggiordomo , un vero e proprio padre putativo , colui che si era preso l'onere di farlo crescere e diventare la persona che era adesso.
Ho bisogno del suo aiuto caro Alfred , un posto non troppo in vista per passare la notte ed una macchina discreta per potermi spostare..mi trovosospirò .. in Smallville
Smallville? stanno succedendo parecchie cose strane li signorino Bruce, inutirle dirle di fare attenzione... Alfred non ebbe problemi nel trovare un posto in cui Bruce potesse passare la notte ma chiese del tempo per poter trovare un auto disponibile alle 20 di sera.. Bruce si rimise in viaggio....

45 minuti piu tardi....
Ecco arrivato al Motel di Smallville! Bruce notò immediatamente la vicinanza con il castello dei Luthor ed i suoi pensieri tornarono sulla persona che aveva conosciuto e che aveva fatto si che si trovasse in Smallville Sono certo che in qualche modo ci rivedremo. Lex. Sbrigate le consuete pratiche per il pernottamento , dove tra l'altro i gestori erano già stati avvisati repentinamente grazie alla tempestività del buon Alfred... Bruce si recò nella propria camera.. Tzè mi ha chiamato signor Hasselhoff ... cavolo Alfred pensa sempre a tutto! manca solo ... improvvisamente Bruce udi' un suono assordante .. era un clacson .. e successivamente venne contattato in camera
E' arrivata la sua auto sig. Hasselhoff disse il gestore del motel
Una volta sceso, Bruce scoppio in una spontanea quanto gustosa risata ..

Una de Ville Cabrio del 64' questa proprio... dinanzi ai suoi occhi c'era una Cadillac cabrio color bianco latte in tutto il suo splendore !!!
Successivamente ritornò in camera , salendo su per le scale
e meno male che avevo detto discreta Alfred! ma la sua espressione era comunque rilassata ... a mutarla ci pensò la televisione che una volta accesa ... rimase a raccontare in un mix di ricostruzioni e supposizioni il disastro che aveva colpito Alexander Joseph Luthor....
 
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Penny Lane Rookwood GdR
view post Posted on 28/3/2004, 03:37




Giorno 2 - Talon, tarda sera.

Penny Lane RookWood aprì la porta del locale, era da giorni che cercava il coraggio d’ entrarci da sola, senza la compagnia di qualcuno, ma quella sera era di ottimo umore, perciò avanzò tranquilla, nel suo abito di stoffa nera, le scarpe produssero un ritmico ticchettio sul lucido pavimento del “Talon”.
Penny aveva con sé, una graziosa ed ampia borsetta, la teneva sulla spalla destra, e pareva pesarle molto, mentre si allungava il braccio per sistemare il fermaglio, che teneva imprigionati i suoi capelli castani, uno strano rumore si perse nella sala, un sorta di miagolio contrariato.
Penny Lane notò una ragazza dai tratti asiatici non lontana, le sorrise imbarazzata.
Lana era intenta a liberare i tavolini dagli avanzi dei clienti. Era ormai quasi notte e non vedeva l’ora di chiudere. Quella giornata era stata molto pesante: dopo l’incontro di prima mattina con uno strano ragazzo, la giornata passata a scuola le era sembrata interminabile. Nel compito di storia aveva preso una bella C– e questo non era da lei, visto che si impegnava sempre abbastanza per avere una media discreta. Non voleva che la zia Nell potesse avere alcun pretesto per portarla via da smallville. Avrebbe voluto essere perfetta in tutto per dimostrare, sia a se stessa che a Nell, che era in grado di farcela benissimo da sola. Tuttavia, con la presenza di Clark sarebbe stato tutto più facile e quel brutto voto era dovuto proprio alla scarsa concentrazione di quel periodo..
"Mi dispiace solo non aver cercato di contattare Chloe, potrebbe essere preoccupata… domani la chiamo. Non posso continuare a nascondermi. E poi non voglio perdere la sua amicizia, non doveva finire così".
“Buonasera... Spero siate ancora aperti e… Uhm… Possa ordinare !” disse in tono suadente Penny .
La voce della ragazza appena entrata la distolse dal corso dei suoi pensieri. Era una graziosa signorina vestita in modo fin troppo elegante per il posto e la serata estremamente solitaria. Ormai nel locale c’erano solo loro, oltre all’anziano signor Miller, che come ogni sera a quell’ora era assorto nella lettura di un libro.

"Buonasera signorina, abbiamo ancora la cucina aperta per una decina di minuti, cosa posso portarle?"
" Dammi pure del tu, sembri così giovane !
Beh…. Gradirei un cappuccino fumante, io li adoro,
rispose Penny, e… Hai del latte fresco ?”.
Uno strano fruscio sembrò fendere l’ interno della borsa di Penny, questa chinò appena il viso, per bisbigliare autoritaria :"Buono!”.
Alzò la testa e sorrise a disagio, come se avesse un terribile segreto da nascondere agli occhi di Lana.
"Oh certo scusami, è che a quest'ora di notte non sono abituata a vedere qui ragazze della mia età, di solito dopo le 22:30 qui a Smallville, in un giorno feriale, i ragazzi sono tutti a dormire.." Lana si guardò un attimo intorno.. "ehm.. tranne me, come vedi" e porse un sorriso imbarazzato alla ragazza, che poco prima aveva bisbigliato qualcosa che Lana non era riuscita a cogliere. Pensò fosse dovuto a qualcosa che aveva fatto e allora aggiunse: "Scusa.. parlo troppo, vero? Ti porto subito il cappuccino e il latte" .
Penny Lane fece cenno di no, e fu un gesto spontaneo e sincero: “ Non dirlo : sono io quella strana, e anche molto… Ascolta, potresti versare il latte in una ciotolina ?
Se non ti fosse di troppo disturbo, ovviamente… Sai, io lo bevo così”
esclamò timidamente, in seguito.
“Lo vuoi in un ciotolina? Uhm.. sì certo, non c’è problema. Te lo porto subito” disse allentandosi leggermente dal tavolino della ragazza.
Un sonoro soffio, troppo simile ad un miagolio fece avvampare la cliente, tossicchiò perplessa : Certo che Smallville ha un clima freddo, non trovi ?” domandò.
Un suono attrasse l’attenzione di Lana, ma riprese a camminare verso il bancone, cercando di fare finta di niente: “Freddo? Uhm, sì abbastanza" disse Lana mentre apriva un cartone di latte fresco.
" A Metropolis lo scarico delle auto rende l’aria più calda, il fumo ti avvolge in una nube tossica di raro splendore, aggiunse Penny, qui è tutto limpido e cristallino e facile dire…”
"Meowww".
Questa volta il verso fu inequivocabile, ma la Rookwood al massimo della tensione stirò le labbra in una smorfia ebete: "Maaaa... E' un paese grazioso" si precipitò a dire Penny, tentando di uguagliare il miagolio.
Lana cercò di capire, facendo mente locale, da dove poteva provenire quel suono. Forse uno dei gatti sul retro era riuscito a infilarsi da qualche parte lì nel Talon senza che lei se ne fosse accorta. Le sembrava di aver sentito un miagolio ben distinto, ma non disse nulla per non mettere a disagio la cliente. Le rispose invece da dietro il bancone, mentre era intenta a versare il latte nella ciotola: "Oh sì, io lo trovo molto grazioso, i miei parenti sono qui da sempre...", e rabbuiandosi continuò "almeno fino al giorno della... Oh, lasciamo perdere! il latte lo volevi freddo giusto?, ci vuoi un po’ di zucchero?"
" No, niente zucchero, grazie... Sono invadente se mi presento ?" domandò Penny.
"Oh no! Ma che dici? Anzi scusa, sono io che ho la mente altrove.. avrei dovuto fare gli onori di casa e invece.. Molto piacere, mi chiamo Lana Lang"
" E' un piacere Lana, io sono Penny Lane Rookwood, ma chiamami Penny, fai prima !” ribatté l’altra
Un nuovo: "Meoww" s' udì al “Talon”.
A Lana scappò una piccola risata, sia per la battuta di Penny che per l’ennesimo strano suono riecheggiato nel silenzio del locale: "Ma che serata strana!” disse “Ad ogni modo, hai un bellissimo nome Penny Lane" continuò Lana.
"Oh… Grazie, il tuo ha un suono dolce… Sai, mi chiedevo... Sei allergica al pelo di gatto ? Odi i gatti ? Non è permesso portare gatti al tuo locale ? Domande che si pongono... Tutti, insomma...Eh.. Quasi Tutti" soggiunse nervosamente Penny Lane.
"Come? Gatti? Beh, qui al Talon non abbiamo regole in questo senso, nessuno ha mai portato animali qui, ma non c'è un vero e proprio divieto, come mai me lo chiedi?... Sai in realtà io amo gli animali e soprattutto i gatti.." Lana la guardava ora un po’ stranita, l’ultima domanda l’aveva lasciata interdetta, ma era curiosa di scoprire il motivo di tanto mistero.
L’ altra emise un sospiro di sollievo, ed esclamò:
"Lana, sii comprensiva, almeno ora... Ho nella borsa il mio gatto, Gandalf, e... Beh... Se butti fuori lui, io non credo che resterò, farò in modo che non metta in disordine e se ne stia calma sulle mie ginocchia, ho il tuo consenso ?”
"Oh dici sul serio? Vediamo questo bel gattino?" disse Lana contenta come una bambina, e incuriosita dal fatto che quella graziosa ragazzina portasse con sè nella borsa un animaletto tanto importante per lei, da pregiudicare la sua sosta al Talon.
Penny Lane estrasse dalla borsa nera, un persiano candido,il soffice pelo arruffato e gli occhi di ghiaccio un spaesati, ella se lo sistemò in grembo :
"Lana Lang , questo è Gandalf, il Bianco, mia personale guardia del corpo!" annunciò orgogliosa .
Il gatto di Penny era un maestoso gatto bianco, dall’aria un po’ regale e un po’ scanzonata. E per questo Lana non riuscì a trattenere una sonora esclamazione: "Ma è bellissimo!, posso accarezzarlo?.. o meglio, si lascia accarezzare?".
Il suo entusiasmo era talmente palpabile che il signor Miller alzò la testa dal suo noioso libro. Non lo faceva mai, qualunque cosa gli succedesse intorno non riusciva a distoglierlo dalla lettura, ma evidentemente l’esclamazione di Lana era stata notevole. Tanto che dopo essersene accorta di girò verso di lui, imbarazzata. E con gli occhi gli chiese scusa.
" Sì, Gandalf è socievole ed adora le coccole, non ti stupire se ti farà le fusa appena lo sfiori, adora le ragazze !” la incoraggiò Penny.
Lana si fece convincere ad accarezzare Gandalf sulla testolina pelosa: "Sia gatto che padroncina hanno due bellissimi nomi"sorrise Lana, "Non ti preoccupare Penny, a quest'ora qui è così tranquillo che nessuno si lamenterà, tienilo pure in braccio. non c'è nessun problema, e poi non posso mica perdere una cliente!"
Gandalf tese la testolina verso la mano di Lana, Penny rispose allegra: " Sei una davvero gentile e... Pratica ! Sono contenta che non abbia tu non abbia fatto delle storie, come in altri posti, specie a Metropolis, credo che il “Talon”, diverrà uno dei miei locali preferiti !
Certo, Smallville è un piccolo Paradiso".

"Beh cara Penny.. ti accorgerai presto che Smallville è molto diversa dagli altri posti che già conosci e che tutto può succedere qui.." e dicendo questo con aria enigmatica e andò a recuperare il cappuccino ormai pronto di Penny e la ciotolina di latte per il bel micio "ecco qua, e anche Gandalf è servito!"
Penny avvicinò la ciotola in modo che Gandalf potesse berla senza, sporcare il tavolo e sorseggiò il cappuccino : " E' ottimo, Lana, i miei complimenti!
Quanto alla tua descrizione, Smallville sembra quasi inquietante, in effetti, un pò è vero, a Metropolis si hanno delle certezze, qui è tutto... Immobile ed in movimento"
disse pensosa ella.
"Uhm.. che definizione interessante." Disse Lana mentre si sedeva al tavolino con Penny e Gandalf: "In effetti sembra che non succeda mai niente qui, ma non è esattamente così. Se ti raccontassi tutti i fatti strani che sono successi qui in quest'ultimo periodo mi prenderesti per pazza"
" Non credo, Lana, il fatto che a Smallville, una cittadina di provincia, ci sia stata la presenza dei Luthor giustificherebbe persino la caduta del Sole !" rise Penny
"I Luthor? Li conosci?" disse Lana sorpresa.
Penny Lane Rookwood, si mordicchiò un labbro, poi riprese a parlare, ma fissava la vetrina, il buio della notte : “Ebbi l’ altissimo onore di scorgere Lionel Luthor, IL SIGNOR Lionel Luthor, di spalle, quando era… Quando era in contatto con mio padre, il proprietario della catena di negozi –Wonder Car- rammento bene l’ arroganza tagliente che emanava…”.
"Non ti sta un granchè simpatico.. ho indovinato? Ad ogni modo non saresti la sola ad odiarlo qui a Smallville.." insinuò Lana
"Non mi ero mai posta la questione, all’ epoca avevo un anno o poco più, forse lo detesto, forse vorrei che si mostrasse… Umano.
Non posso negare che ognuno ha la nomea che merita, ed IL SIGNOR Luthor non è il buon Samaritano, e temo non lo sia”
ammise Penny con dura.
"Capisco. Beh devo confessare di non avere avuto alcun tipo di rapporto con Lionel Luthor, ma ovviamente conosco perfettamente la sua fama" Lana si fermò un attimo, incerta se continuare il discorso "A dire il vero... io conosco meglio suo figlio, Lex"
" Alexander Luthor... Immagino sia una personalità carismatica, a suo modo ammaliante, come il padre,temo; gli auguro di essere più dolce e generoso del suo augusto genitore.
Non ho avuto la grazia divina di incrociarlo, fino ad adesso”
commentò Penny.
"Lex è socio del Talon insieme a me, a volte viene anche lui qui al locale. Si è sempre comportato bene con me e non penso affatto che sia come suo padre, ma non lo conosco benissimo e potrei anche sbagliarmi. Infondo le persone ci riservano di continuo nuovi aspetti del loro carattere. Ammetto che anche lui non ha una buona fama qui a Smallville, ma tu non mi sembri il tipo di persona che ragiona con dei pregiudizi".
 
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Lana Lang GdR
view post Posted on 28/3/2004, 03:38




Giorno 2

Sì, Lana, non mi lascio traviare dai pregiudizi, perché, in realtà, ne sono stata vittima anch' io... Lex, forse, è diverso da suo padre, per ora.
Già, certo non possiamo sapere cosa sarà di noi, però possiamo avere fiducia nelle persone. Forse parlo così perchè ho visto Clark aiutare Lex in difficoltà, tante volte e penso che lui sappia di chi si può fidare.. Già ma tu conosci Clark, Penny?
Sì, l' ho incontrato, mi era parso una persona gentile, disponibile : mi aveva prestato degli appunti di storia e fatto fare un giro per la scuola... Se Lex ha la stima di Clark, penso che qualcosa di buono ci sia nel giovane Luthor.
Già, hai colto il mio pensiero Penny. La stima di Clark vale oro. Peccato che negli ultimi tempi sia cambiato da un giorno all'altro.. una lacrima scese sul viso di Lana, senza che lei potesse fare nulla per fermarla, era nata spontaneamente dopo una lunga giornata e mezza di brutti pensieri. Scusami Penny.. ora sì che mi prenderai per una sciocca disse asciugandosi gli occhi con fazzolettino di carta.
Penny si sentì inadeguata alla situazione, non ricordava di aver mai dovuto consolare qualcuno :
No, non sei sciocca, ferita... Temo, ed è peggio, dovrei dirti di non piangere, ma se volessi sfogarti, non frenarti, altrimenti il dolore si farà così tagliente da mozzarti il respiro... E, ovviamente non mi devi spiegazioni rispose a bassa voce.
Anche se volessi non riuscirei a dartene.. nemmeno io mi spiego cosa sia successo. Sembrava procedesse tutto per il meglio, invece non era così. Clark è partito, non so per dove e non so se tornerà. Se tu lo conosci anche solo un po', sai che non è da lui ed è soprattutto per questo che sono così preoccupata da mettermi a piangere davanti a te. Ho fatto proprio una bella figura con la tua padroncina, eh Gandalf? Disse Lana al gatto rilassato in grembo a Penny. Ormai le lacrime erano passate, ma l'aria era comunque tesa.
Scappare non è mai una soluzione razionale, Lana, commentò Penny, ed immagino che Clark fosse legato a Smallville, a ciò che rappresenta per lui .
Penny guardò Gandalf : Mia madre fuggì, il mondo le stava stretto... Io spero che Clark torni, per te... Per lui
Ti ringrazio Penny, è raro trovare una persona sensibile come te. Purtroppo spesso una cosa bellissima come la grande sensibilità di una persona è causata dal profondo dolore che quella persona ha subito. Mi dispiace molto per tua madre.. forse un po’ posso capirti. I miei genitori sono morti qui a Smallville durante la pioggia di meteoriti, sicuramente ne avrai sentito parlare. Lana sospirò e guardò l'orologio, non voleva opprimere con quei discorsi la ragazza che aveva conosciuto da così poco tempo. Che discorsi tristi.. io non ho problemi a parlarne, ma non vorrei affliggere te..
Penny, d' istinto, fissò il piccolo orologio sul retro della medaglietta del gatto : E' l' ora dei lupi, disse e sorrise, so quanto sia orribile ricordare, mentre si soffre ancora, in ogni caso, nulla può essere peggio della convivenza con mia zia... Sì, sono qui rifugiata, Lana, perché la mia casa è una specie di Chiesa ! Sospirò : Tu, invece, vorrai tornarci per riposare, giusto Lana ? domandò Penny
Mpf.. Lana cercò di tirare su il discorso dopo tutta quella tristezza e di sdrammatizzare con una battuta ..una specie di Chiesa? Ma vivi in un convento Penny? e sempre sorridendole rispose alla sua domanda: Ah io.. beh sto per annunciarti l'ennesima stranezza della ragazza che ti trovi di fronte! Ebbene io non ho una casa. Questa sarà la seconda notte che dormirò qui, nel mio ufficio sul retro.. è una storia molto complicata e penso di averti fatta annoiare abbastanza, ma se hai tempo da perdere.. e devi rimanere rifugiata disse Lana in tono ironico posso anche annoiarti ancora un po'. sul suo viso un'espressione scanzonata. Si prendeva in giro da sola, tutto pur di riprendersi da quei pensieri cupi che le offuscavano il cervello.
No, in entri di tua spontanea volontà, disse con brio Penny, io sono stata confinata tra le caste mura della casa di mia zia, perché divenissi una perfetta e docile liceale... Uno strazio ! Scusami, Lana, ma non puoi restare qui... Ci sono tanti rischi, oltretutto c'è un piccolo monolocale in affitto, dalle mie parti, non lontano da qui !
Purtroppo hai ragione.. Un monolocale dalle tue parti, uhm sarebbe un'idea. Con tutto quello che è successo non ho neanche cercato una sistemazione alternativa al mio locale. Resta il fatto che ora è tardi per fare qualunque cosa, mi toccherà arrangiarmi di nuovo qui stanotte, ma domani andrò a dare un'occhiata. tu conosci i proprietari di questa casa Penny?
Sì, annuì Penny, è un avvocato, single o divorziato... Non ricordo, si chiama Arthur Archer ha deciso di trasferirsi a Metropolis, e lavorare in un grande studio legale, era venuto da mia zia a salutarla, cercava una persona seria che affittasse la sua casa. E' un uomo gentile, dovresti parlarci, se lo desideri
Sarebbe perfetto.. spero solo che non mi chieda troppo per l'affitto. Io sono una studentessa che lavora e le mie entrate non sono poi così alte. E' qui a Smallville? Posso contattarlo anche domani secondo te?
No, non avresti alcun problema, disse la ragazza, è solito fare visita a mia zia, dopo il lavoro... Lui conosceva mia mamma, le era... Affezionato, domani potresti trovarlo a casa nostra, verso le 19,00 circa; gli spiegherò che sei un' ottima ragazza, che terrai la casa in ordine e non darai feste folli, e ti assicuro che avrai la tua casa !.
Penny, io non so davvero come ringraziarti. Forse non ti rendi conto che mi stai salvando l'esistenza.. e mi conosci solo da una mezz'ora. sei una carissima ragazza e se abiteremo vicine potremo conoscerci meglio. Infondo come fai a sapere che non darò feste folli? ... eh eh eh, ovviamente scherzo rise Lana. Dentro di sè aveva colto quel "le era affezionato" ma preferì non approfondire, non voleva ferire Penny.
Penny rise : Dirò che non darai feste folli, ma talvolta, una piccola bugia aiuta... Avanti, Lana, ti ho solo dato un' informazione, però mi piacerebbe conoscerti meglio, e vedere se davvero non sei il tipo da feste folli Penny la guardò, Lana appariva discreta ma socievole, sarebbe stata una presenza migliore di un innamorato cronico della madre, e poi era una sua coetanea.
Penny poggiò la tazza, ormai vuota:
Dunque, signorina Lang, quanto le devo ? chiese in un sorriso Penny Lane
Hai deciso di andare a casa Penny? Se vuoi puoi restare ancora, ma forse tua zia ti aspetta, giusto? disse Ad ogni modo signorina Rookwood, offre la casa.. è una nuova offerta per i rifugiati dalle zie invadenti! sorrise Lana alzandosi in piedi e stiracchiandosi stendendo le braccia davanti a sé.
Beh... Ti ringrazio, disse Penny Lane, il servizio è stato eccellente. Resterei volentieri, ma ho la cara zietta e in più Gandalf potrebbe sentire il richiamo della natura. Se volessi un consiglio, Lana, chiudi bene a chiave e fatti una sana dormita !
Hai fatto bene a ricordarmelo Penny, ierisera stordita com'ero ho lasciato aperta una finestra.. per fortuna non è successo nulla. Ti accompagno alla porta. Poi mi toccherà far sloggiare il signor Miller. E' sempre qui la sera assorto nella lettura e poi regolarmente si addormenta sul libro. disse Lana sospirando.
Penny e Lana si avviarono lentamente :
Il signor Miller ? Credevo fosse parte dell' arredamento... Si dice che la fortuna ruoti dalla parte di tutti, io penso che abbia bisogno di una spinta, se non ne fossi convinta... Sarei a far compagnia a mia madre e non a mia zia, Penny scosse il capo, scusami... Parlo e penso, pessimo sistema di esprimersi
Non preoccuparti Penny, mi hai vista piangere e questo ti autorizza a dire tutto quello che vuoi! .. a parte gli scherzi, spero proprio che ci potremo conoscere meglio, si parla molto bene con te. Allora a domani Penny, passo da casa tua verso le 19 nella speranza di trovare il signor Archer e approfitto per farti un saluto e conoscere la tua cara zietta, ok?
Sì, è un buon piano, assentì Penny, terrò a freno la zia, ma in genere il signor Archer la distrae dalla fede, inoltre, davanti a noi non alzerà il prezzo alle stelle. Ti auguro una dolce notte, e un sereno risveglio.
Grazie, serena notte anche a te Penny Lane, a domani Lana aprì la porta del Talon permettendo a Penny di uscire nella notte fredda di Smallville.
 
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Martha Kent GdR
view post Posted on 28/3/2004, 03:39




Giorno 2 - Smallville Medical Center

Dopo quello che è successo, ai coniugi Kent rimane ben poco. La fattoria è distrutta, Clark è sparito e hanno perso il loro "secondo" figlio. Martha si trova ancora allo Smallville Medical Center ma le sue condizioni dopo l'esplosione sono migliorate. Si sta riprendendo fisicamente ma nn ancora moralmente, infatti nn riesce a capire perchè Clark possa aver fatto una cosa del genere. Martha è rimasta scioccata da quanto gli racconta Pete, giunto in ospedale dopo aver visto l'amico fuggire via. In quel momento ha sentito d'aver perso non uno ma due figli, fortunatamente uno nn definitivamente perché dentro di lei c'è la speranza che Clark torni presto. L'unico problema è che il comportamento di Clark è influenzato dall'anello di Kriptonite rossa e finchè lo indossa non è il Clark di sempre ed è proprio l'anello che nn lo fa tornare a casa.


"Jonathan nn posso credere a quello che è successo, nn posso credere che Clark sia scappato. Lui crede che quello che è successo sia solo colpa sua e per trovare la forza di andare via ha indossato l'anello di Kriptonite rossa. Finchè avrà quell'anello il suo comportamento sarà condizionato.
Penso che noi nn gli siamo stati abbastanza vicini, nn abbiamo capito che per lui nn era facile conoscere le sue origine, per lui la sua famiglia siamo noi, è per questo che ha distrutto la navicella.
Come possiamo fare per riavere nostro figlio, dobbiamo farlo ragionare, dobbiamo fargli capire che tutto quello che è successo nn è colpa sua."

Mentre Martha parlava singhiozzava ed ora cede ad un lungo pianto, naturalmente suo marito Jonathan cerca di sollevarle il morale.
"Martha nn ti devi preoccupare, cercherò nostro figlio e lo farò ragionare, gli farò capire che nn è colpa sua. Lo farò costi quel che costi, perchè Clark è nostro figlio e per noi è troppo importante."
Detto questo strinse sua moglie in un caloroso abbraccio e Martha smise di piangere, perchè sapeva che Jonathan avrebbe fatto di tutto per ritrovare Clark.
"Jonathan ti sarò sempre vicina! Vorrei venire anch'io a cercare Clark. Ho voglia di riabbracciarlo, mi manca da morire."
"Si lo so, ma ancora nn ti sei ripresa completamente, ancora sei sconvolta ed è meglio che ti riposi. Non ti preoccupare nn andrò da solo e ti farò sapere l'evoluzione della ricerca. Troverò nostro figlio a tutti i costi!"
"Oh Jonathan, lo sai che confido in te in tutto e per tutto. Io resterò qui e mi riposerò per riprendermi completamente ma tu mi dovrai far sapere tutto quello che succederà."
"Inizierò le ricerche subito, sicuramente Clark nn si è allontanato da Smallville. Se nn ti dispiace ora vado, ci vediamo dopo. Lascia il cellulare acceso così ti posso rintracciare per qualsiasi cosa."
"Ok Jonathan nn ti preoccupare! Ora vai il tempo è prezioso. Ricorda che ti amo!"
"Anch'io ti amo Martha e troverò nostro figlio!"
Così Jonathan andò via, alla ricerca di notizie su Clark..........
 
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Clark Kent GdR
view post Posted on 28/3/2004, 03:40




Giorno 2 - A Metropolis

La sera era calata su Metropolis, Clark decise di avviarsi in un ristorante per mangiare. Prima però aveva bisogno di contante. Lo recuperò usando la supervelocità e rubando portafogli ai passanti; questi non si rendevano nemmeno conto di cosa stva succedendo, avvertivano solo una lieve brezza, niente di più. Dopo esserssi rifornito entrò nel ristorante. Mangiò con gusto ed anche un po’ di maleducazione, masticando a bocca aperta e finendo il pranzo con un sonoro rutto che fece sollevare i capelli di una signora lì vicino. Quando essa si girò Clark la guardò e le fece l’occhiolino. Questa scandalizzata si voltò dall’altra parte. Clark pagò il conto senza problemi lasciando una sostanziosa mancia al cameriere che lo aveva servito.
Uscì per strada. Ormai era calata la notte, anche se non era tardi, circa le 9pm. Cercò qualcosa per passare il tempo. Entrò in una sala giochi. Nessuno era preso dai videogame. Tutti erano intenti a scommettere su un tizio. Uno che voleva sollevare con un braccio solo 100Kg. Ovviamente perse la scommessa. Clark si avvicinò.

“Scommetto 1.000 $ che lo sollevo io. Anche aggiungendoci qualcosa”
Ci fu un attimo di silenzio generale e poi tutti si misero a ridere
“1.000 $ a ciascuno di voi se non ce la faccio.”
Ci fu un lieve mormorio
“Io ci sto!!” fece un uomo lì vicino
Ad uno ad uno tutti fecero cenno di sì.
Clark si avvicinò al peso e aggiunse 20Kg da entrambe le parti. Afferrò l'asta con la mano destra e senza troppi sforzi lo sollevò. Tutti stavano guardandolo allibiti.

“Chi sei ragazzo??”
“Avanti, poche storie. Pagate. Se non volete finire male” Pagarono tutti.
Uscì di lì contento matto ed entrò in un pub. Passò tutto il tempo a bere birra e a parlare con ragazzi del posto e ragazze piuttosto………beh avete capito. Uscì di lì un paio d'ore dopo. Voleva tornare nel suo solito Night Club e non in quello schifo di posto. Così lo aveva denominato. Ad un tratto vide una cosa che lo fece fermare di scatto: ad un angolo della strada notò una bellissima ragazza che gli faceva l’occhiolino. Era alta, poco meno di lui, capelli biondi e occhi azzurri, un corpo mozzafiato e due gambe slanciate. Il tipo di donna che Clark aveva sognato di avere. Lei gli fece segno e svoltò l’angolo. Clark la seguì, ma in quel momento accadde qualcosa: un bambino era finito per strada inseguendo il suo pallone e di lì a poco sarebbe stato investito da un camion. Clark ci pensò su un nanosecondo, le questioni erano due: o rinunciava alla ragazza e salvava il bimbetto, oppure lasciava morire il bimbetto e se ne andava con la stangona a divertirsi. Scelse la seconda. Si diresse verso il vicolo dove la biondina era svoltata ma si fermò prima di raggiungerla. Una voce stava urlando nella sua testa. Era come se fossero Dr Jekyll e Mr. Hide. Dr Jekyll stava dicendo

“CHE COSA FAI!!! CORRI A SALVARE IL BAMBINO!!!”
Nonostante gli sforzi di Clark per vincere quel pensiero, Mr. Hide ebbe la peggio e in un lampo il bimbetto venne tratto in salvo e portato lacrimante nelle braccia di sua madre.
Era successo di nuovo. Clark aveva sentito dentro di sé una voce, che era il suo alter ego senza anello.
Ormai la ragazza era andata e Clark si maledì. O meglio, maledì la voce che aveva nella testa. La madre del bambino gli si avvicinò per ringraziarlo, ma Clark non voleva parlare con la madre di un tale imbecille che gli aveva fatto perdere una bella ragazza, così cambiò strada. Svoltò in un vicolo cieco, e si mise a sedere, o meglio si lasciò cadere a terra. Ma non stava bene, guardò la mano e vide che le vene gli stavano scoppiando. C’era della Kriptonite nei paraggi. Si alzò, si muoveva ciondolando, come se fosse ubriaco. Si appoggiò al muro. Un dolore lancinante invadeva tutto il corpo, da capo a piedi. Clark urlò, ma nessuno lo sentiva. Il suo corpo si illuminò improvvisamente e liberò un’energia mai vista. L’anello si ruppe, ma qualcos’altro accadde. La luce si separò in due, andando dalle parti apposte del vicolo. La luce si attenuò e Clark tornò in piena forma. Tornò di volata a casa e decise di dormirci sopra.
 
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Jonathan Kent GdR
view post Posted on 31/3/2004, 20:32




Giorno 2 - A Smallville

Jonathan usci’ con la sua solita determinazione dall’ospedale, un po’ restio a lasciare la sofferente moglie da sola, ma d’altra parte provava un irrefrenabile bisogno di far tornare tutto alla normalita’. Monto’ sul furgone rosso e sfreccio’ via all’avventurosa ricerca.
Durante il viaggio, molti erano i pensieri che circolavano nella sua mente: lo avrebbe trovato? E se fosse cosi’, sarebbe stato respinto dalla forza del giovane, plagiato dal focoso anello? Gia’… l’anello… come avrebbe fatto a strapparglielo di dosso? L’ultima volta ebbe bisogno dell’aiuto di Pete e della Kriptonite per farcela! Cosi’, senza pensarci due volte, decise di deviare verso casa per prendere un pezzo del “tallone di Achille” di Clark, che gli sarebbe stato molto utile.


“Clark, figliolo mio, che diavolo ho fatto!… Potrai perdonarmi? Non avrei dovuto lasciarti andare in questo modo!” Penso’ ad alta voce, con aria afflitta, mentre bruciava altre miglia e riduceva la struggente distanza tra lui e il suo bambino. Il suo piccolo, ormai cresciuto ragazzo…
Una lacrima improvvisa sfioro’ il suo viso, i ricordi lo invasero tempestivamente:
vide quel batuffolo pieno di grande forza fisica, ma nello stesso tempo di un’immensa bonta’ e dolcezza, che gli sorrideva teneramente e lo guardava con quegli occhi pieni di fiducia e di totale abbandono.
Si commosse. E difficilmente Jonathan Kent lo faceva… per la prima volta guardava il passato con tanta malinconia. Per la prima volta capi’ a malincuore che la felicita’ di Clark era piu’ importante della sua presenza. Ma adesso non poteva lasciarlo andare con l’idea sbagliata che si era fatto sui suoi unici genitori. Doveva specialmente salvarlo dal suo lato oscuro che il rubino faceva uscir fuori. Infatti, temeva che quell’anello non era la causa della contorta personalita’ che subentrava in Clark, bensi’ la chiave di accesso ad una sua piu’ profonda natura. Comunque voleva fidarsi fino infondo della correttezza ed onesta’ che aveva manifestato da sempre e che lo rendevano un ragazzo speciale.
Il suo compito ormai era quello di mantenere viva questa purezza:

“Dovro’ impiegare tutte le forze e tutto il tempo a mia disposizione, ma ti riportero’ tra noi, figlio mio. La speranza non mi ha mai abbandonato!”
Cosi’ si allontano’ nell’oscurita’.
 
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Léa Brialy GdR
view post Posted on 31/3/2004, 20:51




Giorno 3, appartamento di Léa, ore 6.00.

La camera di Léa si stava lentamendo illuminando con la luce del mattino, avvolta nel caldo piumone del suo letto cercava di godersi ancora un' ora di sonno ma dalla sua mente riaffioravano ricordi di un sogno fatto quella notte..

Al centro di una stanza buia si trovava una bara di cristallo, al suo interno giaceva Lex Luthor, anche se in disparte spiccava la figura di Lionel Luthor, in un elegante completo nero osservava incuriosito una terza persona, un uomo davanti alla tomba del figlio, l' individuo brandiva qualcosa ma Léa non riusciva a vederne le mani, dopo qualche momento di assoluto silenzio la figura misteriosa puntò l' oggetto verso la bara e la colpì violentemente, si frantumò all' istante, in aria volarono i frammmenti di cristallo e attraverso questi Léa vide il viso dell' uomo, era sempre Lex Luthor.

Léa si mise a sedere sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera e le braccia incrociate sul costato, il sogno le aveva fatto ricordare già di prima mattina l' incidente aereo, non nutriva molte speranze per Lex, sopravvivivere ad una disgrazia del genere ha del miracoloso, ma quel sogno l' aveva colpita..Quale era il vero Lex quello morto o quello in piedi davanti alla bara? La ragazza sperò nel secondo, interpretò il gesto di rompere il feretro come un messaggio di Lex per far scacciare l' idea della sua morte era ancora vivo. Ma più passavano le ore più le speranze calavano..
Con il trascorrere del tempo la visione di quella stanza buia e di quello che era successo al suo interno si sarebbe affievolita ma in quel momento le immagini erano ancora vivide. All' interno del sogno Léa era solo una spettatrice, le era stato impossibile rivolgere la parola a Lionel o alla persona che si era rivelata sempre Lex, la storia si ripetava comunicare col ragazzo si rivelava difficile sia nella realtà sia nei sogni...


Non sono mai riuscita a parlare con te di quello che sentivo perchè ogni momento mi sembrava sbagliato ed ora non potrò mai farlo.. Ti invidiavo Lex.. Lionel nonostante tutto ti ha cresciuto facendoti diventare un uomo temuto e potente meglio di genitori che ti trasmettono sempre odio ma nessun sentimento per farti diventare una persona buona o.... cattiva, non trovi?
Ogni volta però che ti incontravo con tuo padre mi confondevi e con Lionel senza saperlo mi ponevate sempre delle domande, all' ospedale dopo l' incidente in fabbrica vi siete chiariti, avrei fatto lo stesso? Io che non sopporto neanche di stare nella stessa stanza con i miei.. Mi stupì il modo in cui avevi vegliato tuo padre nonostante tutto.. Non sarei mai stata capace di comportarmi allo stesso modo e volevo domandarti dove avevi trovato il coraggio di aprirti con una persona con cui di solito non fai altro che scontrarti. Poco tempo dopo invece scoprì che durante il tornado al castello esitasti a salvare tuo padre, immaginai la stessa scena ma con me al tuo posto, la sensazione che provai mentre pensavo di lasciarli lì mi ha fatto paura ma non riuscivo a togliermela dalla testa.. Non ce l' ho fatta a parlarti.. tu volevi solo un padre con cui confidarti ed io ti venivo a parlare di invidia? Ora non posso che farmi queste domande da sola alle sei di mattina..


Léa si alzò, rimanare a letto da sveglia era solo un supplizio la mente lavorava e continuare a pensare non le andava, fece una doccia, preparò la colazione sbirciò la tv per conoscere le ultime notizie sull' incidente ed infine si mise a leggere un libro in poltrona, l' orario d' apertura delle libreria era ancora lontano.
 
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94 replies since 2/2/2004, 02:21   38071 views
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