Smallville Italia

Mad World, 2° episodio GdR

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Penny Lane Rookwood GdR
view post Posted on 31/3/2004, 20:57




Giorno 3 - Smallville, ore 8 circa, Casa McRan

“ Il mondo ti sorride, sorridi al mondo !” la voce gioviale, briosa della conduttrice radiofonica raggiunse e spezzò il sonno di Penny Lane Rookwood.
Una leggera e spumeggiante canzone si perse nella stanza, ancora immersa nel buio, Gandalf si stiracchiò pigramente, affondando le unghie nel copriletto, quindi seduto come la riproduzione di una statua egizia, ed altrettanto elegante, fissò Penny Lane, restia ad abbandonare il nido confortevole delle lenzuola, fresche di bucato.
Era stata una notte piena di sogni, alcuni riproducevano immagini distorte, rammentava di essersi trovata in un prato, un delizioso prato all’ inglese, come quello del giardino delle villette a schiera del quartiere, ed aveva intravisto una sagoma snella, aggraziata, quella di un cavallo, s’ era avvicinata e con stupore aveva ammirato un’ Unicorno, che posando lo sguardo su lei era corso lontano.
Penny Lane chiuse gli occhi, nei sogni inseguiva sempre qualcuno, ed era sciocco farlo, ma in un incubo non c’ è logica, o v’ è una assai crudele, che conduce le persone davanti al male, a ciò che temono.
Sua madre era così bella, i capelli d’ un rosso brillante che le ricadevano sulle spalle, la pelle di madreperla, le mani dalle dita lunghe e sottile come giunchi, ed il sorriso tenero e malinconico con il quale la salutava per l’ ultima volta.
Penny Lane non s’ era data peso, Astrid era solita congedarla con un bacio, ma quella sera l’ aveva stretta forte a sé.

“ L’ ho vista svoltare verso la sua stanza, è agile, forte, ha la tempra di mio padre, so che vivrà”.
Aveva scritto Astrid.
Cosa ti ha illuso che ne fossi capace, mamma ?” urlò nel silenzio Penny Lane.
Sospesa in aria, come un angelo, sì, Astrid aveva volato una sola volta, e la testa le ricadeva sul collo, priva di nervo, l’ osso spezzato dal filo di ferro, rivestito di plastica color ametista.

Avete una famiglia che vi ama, amatela !” riprese la voce, dannatamente falsa e metallica.
Penny Lane la spense
: “ Va a farti… Benedire !” borbottò.
Seduta sul materasso, ravviò alcune ciocche dei capelli, Gandalf le si accostò, mansueto e comprensivo, il solo a capirla, perché l’ ascoltava, perché lui pure aveva guardato.
Wanda McRan aveva acconsentito a fare da mediatrice tra Lana ed Archer, era un’ irlandese di ferro, avrebbe mercanteggiano sino all’ ultimo centesimo, facendo sembrare l’ esperto avvocato, il bimbetto che aveva cresciuto.

“ Penny sei sveglia ?” domandò l’ anziana signora.
“ Uhm… Passa tra mezz’ ora” rispose Penny Lane.
“ Tuo padre è al telefono, ti vuole parlare” le comunicò la donna.
“ E’ morto un parente ?” si sorprese Penny.
“ Poche storie, alza il tuo apparecchio, ed io chiudo il mio” replicò Wanda inflessibile.
Penny Lane obbedì con un sospiro.

“ Ciao Penny, era già alzata ?” la salutò Eric Magnus Rookwood.
“ Avrei dovuto, per caso ?” disse lei.
“ Non credo… Come ti trovi a Smallville ?
Tutti i McRan me ne decantarono le lodi per decenni, ripetevano che c’ era la pace di un paese che nasconde troppi segreti”
soggiunse l’ uomo cordiale.
“ Avrebbero dovuto studiare filosofia, i McRan” ribatté Penny Lane.
“ State bene ?” insistette Eric .
“ Sì, Gandalf ha sedotto tre gatte, io ho conosciuto una ragazza simpatica e la zia è felice di come sia stata ristrutturata la Chiesa”.
“ Bene, e… Come dire …. ?
Non avete, anzi hai… Ricevuto e-mail strane, oppure squilli sul cellulare anonimi… ?”.

Un Rookwood in imbarazzo, Penny Lane si morse il labbro inferiore, Eric era l’ unico uomo che tradiva la moglie senza vergogna e poi balbettava come un’ adolescente alla prima cotta.
“ No, ma perché lo domandi ?” disse ella.
“ Temo che sia prematuro allarmarti” aggiunse seccamente Eric.
“ Io no”.
Taci, non mi mancare di rispetto, Penny Lane” .
Penny strinse a sé Gandalf.“ Non abbiamo altro da dirci, ciao papà”.
Fine della telefonata, era inutile sperare, non se ci si illudeva sulla moralità di un Rookwood.
 
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Perry White GdR
view post Posted on 4/4/2004, 17:26




Giorno 3 - A Metropolis...

La giornata non si prospettava molto impegnativa, o meglio più impegnativa del solito, tuttavia Perry White aveva passato la notte al pc esaminando foto e documenti e si era svegliato già stanco e con un leggero mal di testa che sarebbe aumentato quasi sicuramente durante la giornata. Appena svegliato non mangiò niente visto che di li a poco, al giornale, avrebbe fatto la sua solita colazione.

L’appartamento dove viveva era abbastanza grande per una sola persona, infatti prima ci viveva con la moglie, e nonostante se la cavasse abbastanza bene per quanto riguarda ordine e pulizia, si notava la mancanza di una donna di casa che gli mettesse a posto le scartoffie e che, talvolta, gliene gettasse qualcuna più importante. Affianco al suo letto, sul comodino, c’era una cornice con la foto del suo matrimonio, lui e sua moglie, felici…; una luce da lettura e sotto un libro intitolato “Morte a Plum Island”, il suo cellulare, la sveglia ed il telefono. Sugli altri mobili c’erano varie targhette, foto e riconoscimenti della sua importante carriera giornalistica. Anche se cercava di apparire come “l’uomo d’acciao” anche lui aveva dei sentimenti e per cercare di non sembrare rimasto totalmente solo si era preso da poco un gattino maculato che aveva chiamato “Nius”, al quale, con sua sorpresa si era affezzionato.

Quella mattina Perry gli diede qualcosina da mangiare e il dolce gattino lo ringraziò con le solite fusa, poi prese la sua borsa dove metteva il suo pc e tutte le altre cose e uscì di casa sbattendo la porta dietro se e facendo i soliti giri di serratura (la zona dove viveva era tranquilla ma non si sapeva mai). Prese l’ascensore che lo portò fino al garage dove teneva la sua auto, controllò che fosse tutto a posto, accese l’auto, fece manovra e poi partì salutando all’uscita del garage il vigilante John con il solito cenno del braccio. Benchè fosse presto il sole già splendeva e Perry, all’uscita della buia autorimessa, fu inondato talmente dalla luce solare che non riuscì a fare a meno di sfregarsi gli occhi. Di solito per arrivare al Daily Planet impiegava una mezz’oretta quando non c’era traffico e quella mattina si tenne nella media con trentacinque minuti.

Il Daily era un’imponente struttura in mattoni e vetro che sulla punta, quasi più vicina al cielo che alla terra, aveva un globo dorato che su tutto l’equatore portava la scritta, ripetuta più volte, “The Daily Planet”. Perry lasciò la sua auto nel percheggio sotterraneo del Daily e anche qui salutò il vigilante che si chiamava Nicholas. Prese l’ascensore che in poco tempo lo portò, una quindicina di piani su, al piano dove c’era anche il suo ufficio. Passò di fronte all’ufficio della sua segretaria Lyn alla quale disse “Lyn potresti portarmi il mio caffè mattutino ed anche un muffin per favore?”, la segretaria rispose “Certamente signor White! Come è stato il risveglio stamane? Spero buono… ah la ricordo che oggi ci saranno alcune classi di studenti in visita al giornale e sarebbe il caso, se non è troppo impegnato, che lei facesse un discorso agli studenti". Perry si grattò il mento e poi disse: “Va bene, credo non ci saranno problemi” e mentre stava per entrare nel suo ufficio la segretaria lo fermò dicendogli “Signor White aspetti un momento ci sono delle carte da mettere a posto…”, Perry pensò “Maledette scartoffie!” tuttavia rispose “Va bene, portale nel mio ufficio, a dopo allora Lyn” e la segretaria “Bene, a dopo Signor White” e rientrò nel suo ufficio, cosa che fece anche Perry White.
 
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Jonathan Kent GdR
view post Posted on 4/4/2004, 19:35




Giorno 3 mattina - per strada

A.S. Il primo post di Jonathan si trova alla fine del 2° Giorno per chi non l’ha letto.

La lunga ed estenuante notte era finita. I’oscurita’ aveva ceduto il suo trono al candore dell’imperioso sole, che stava via via aumentando la sua luminosita’. Una giornata meravigliosa!
Jonathan era appollaiato che dormiva profondamente dentro il suo furgone, sul sedile anteriore, con le braccia conserte e la testa poggiata dolcemente sulla spalla, quando un raggio di luce disturbo’ i suoi occhi che timidi si aprirono pian piano. La sua barba era piu’ incolta del solito e le occhiaie cadevano giu’ dagli occhi come due plumbee bolle, a causa della nottataccia insonne. Aveva cercato Clark in ogni angolo di quella piccola cittadina, ma non trovo’ alcuna sua traccia.
I primi pensieri intorpiditi che sfiorarono la sua mente erano solo pieni di confusione e disorientamento. All’inizio non capi’ che si trovava in un angolo sperduto di Smallville, dove si era fermato la notte, dopo la lunga e vana ricerca, ormai esausto e imbevuto di sonno.
Si stiracchio’, riprese coscienza e subito si preoccupo’:
"Oh no, dove sara’ finito? E se fosse andato ancora piu’ lontano di quanto penso!?”
Clark non era un adolescente qualunque, che scappava di casa per una semplice litigata o per un gesto di emancipazione. Lui aveva dei poteri. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, sia giusta che sbagliata. E specialmente era incontrastabile ed invincibile. Non sarebbe stato facile impedirgli di fare quello che voleva, anzi sarebbe stato impossibile. Soprattutto non lo si poteva rintracciare facilmente a causa dei suoi superpoteri.
Jonathan agguanto’ le chiavi e ando’ per accendere il motore del furgone. Dopo due lunghi tentativi si accorse che si era ingolfato. Dopo l’incidente con Martha si era guastato ed era anzi un miracolo che fosse andato avanti tutta la notte.
Avanti, forza!” Ripeteva in continuazione tentando di mettere in moto quello stupido macigno. “Cristo, ci voleva anche questo!” Impreco’.Alla fine si stufo’ e, senza pensarci troppo, afferro’ la giacca e il meteorite verde, che infilo’ nella tasca, e si avvio’ a piedi.
La strada non era tanto corta e per passare il tempo decise di comprare il giornale di Metropolis, per vedere se era successo qualcosa di sorprendente che poteva ricondurlo a Clark. Vide un giornalaio ambulante e lo fermo’
: “Vorrei il Daily Planet per favore. Grazie.” Nella prima pagina non c’era nulla di speciale. Mentre camminava apri’ con furia il giornale e scorse qualcosa che fece bruscamente arrestare il suo passo. L’immagine della sua fattoria andata in pezzi e l’articolo: “A Smallville, violenta esplosione, cause ancora ignote.” "Si e’ sparsa la voce, a quanto pare!” Penso’ ad alta voce con aria sprezzante. “Adesso siamo in un bel pasticcio, come faremo a uscirne fuori?”Getto’ via il giornale e corse alla disperata ricerca di Clark, chiedendo a qualche passante e alla polizia locale.
 
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Clark Kent GdR
view post Posted on 4/4/2004, 23:18




Giorno 3 - Metropolis

La notte lasciò il posto alla mattina, velocemente, con Clark che si trastullava con diverse ragazze, sia la notte che il giorno. Si sentiva libero. Si guardò d’istinto la mano. Non aveva più l’anello. “Beh. Non so cosa sia successo, ma adesso sono sicuro che tutto questo sono io e non l’anello. Non sono tornato il solito pappamolle. Un nuovo futuro è all’orizzonte”.
Montò sulla sua moto e cominciò a fare le peggio acrobazie, comprendenti viaggiare solo sulla ruota davanti, oppure un salto con capriola in aria……non sbagliava mai.
Le ragazze che erano lì d’intorno si stavano quasi prendendo a pugni per scegliere chi avrebbe deliziato il ragazzo. Finita la sua esibizione Clark scese dalla moto, accompagnato da un applauso da parte di coloro che guardavano. Si diresse verso le tre ragazze e le disse

“Non preoccupatevi. Saprò accontentarvi tutte, se vorrete.” Si appostarono in un vicolo deserto. Cominciarono a palparsi. Clark si sbottonò la camicia. E l’unica cosa che provocò fu la fuga disgustata delle tre ragazze.
Pensò se tornare o meno all’appartamento, ma decise di lasciar perdere ed andare a divertirsi lontano da là. Entrò in un locale dove facevano degli scontri. Il presentatore diceva:

“Avanti signori!! Colui che sconfiggerà questo colosso riceverà 10.000 $. Cosa aspettate?? Volete lasciar andare via quest'uomo con i vostri soldi?? Pensateci!! 10.000 $!! A chi non farebbero comodo?”
"Lo batto io!!" disse un uomo lì vicino.
Il presentatore gli chiese il nome e lo fece salire sul ring. L'uomo si scaldò, era molto agile e veloce e c'erano molte probabilità che riuscisse a battere il negrone. Eppure, al via dell'arbitro, l'uomo si ritrovò a terra senza neppure capire come c'era finito. Successe diverse volte, dopo un po' il negrone si stancò e lo volò dal ring.
"Vince SPIKE!!!!!" annunciò il presentatore
"Allora gente, non c'è nessun altro che vuole rischiare la pelle. O anche solo le gambe??" disse guardando verso il lottatore precedente che aveva una gamba piegata al contrario.
Clark guardò verso il lottatore. Era molto muscoloso, ma traspariva chiaramente che era anche molto agile. Clark si avvicinò al «ring» e disse al presentatore

“Lo batto io!!”
Tutto il pubblico rise. Il presentatore disse
“Ragazzo, questo non è un gioco, lo sai??”
“Certo che lo so!!”
“Vai a casa che è meglio…”
“Scusi, ma non credo che abbia capito bene.” Lo prese per la camicia e lo sollevò da terra “Voglio partecipare. Sono stato abbastanza chiaro?”
Il presentatore annuì.
“Bene!!! Adesso!! Da un lato del ring abbiamo” indicò il colosso nemico di Clark “Spike, la morte vivente! E dall’altra…” si voltò verso Clark. “Come ti chiami ragazzo?”
Clark ci pensò un attimo poi si avvicinò al microfono
“KALindor ELam” rispose poi
“Bene ragazzo. Va e non farti fare troppo male!!”
Clark si avvicinò al ragazzo. Era di colore. Aveva i capelli a zero, ma si distingueva che non era pelato come Lex. Aveva sul petto tatuata una scritta: DIE. La stessa scritta era tatuata su entrambe le braccia e sulla testa.
“Vi dirò le regole!!! Uno perde se si arrende, se cade dal ring o se sta a terra finché io conto fino a 10. O se ovviamente muore. Non è consentito attaccare l’avversario se questo è a terra o se ha le mani sulle corde del ring. A parte questo, ogni colpo è permesso. Ed ora…………LOTTATE!!”
Clark scattò verso il suo avversario a supervelocità, ma un attimo dopo si ritrovò a terra. Non si era nemmeno reso conto come era successo.
Il negrone si avvicinò. Clark si rialzò, ma ancora una volta si ritrovò a terra senza nemmeno capire come ci era finito. Il negrone lo prese e lo afferrò per la gola. Lo sollevò. Aveva una forza incredibile, pari alla sua. Clark usò la vista incendiaria e mirò ad un occhio. Si sentì rilasciare subito dopo. Il negrone si teneva una mano sull’occhio bruciato. Clark si avvicinò e gli diede un pugno con tutta la sua forza. Il negro volò fuori dal ring, nel pubblico, ora in delirio. Clark aveva vinto. Il presentatore gli si avvicinò e gli fece

“Non pensavo che ce l’avresti fatta. Eccoti i soldi…” Clark li afferrò. Era un assegno, era proprio da 10.000 $. Con il suo bottino in mano partì per andare alla ricerca di una ragazza che ci stesse, e stavolta, non si sarebbe tolto la camicia
 
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Desiree Atkins GdR
view post Posted on 4/4/2004, 23:22




Giorno 3 - A Smallville.....

Desiree viene svegliata dal cinguttio degli uccelli che si posano sul davanzale della sua camera.
Era ancora un po' assonnata ma si alza lo stesso ed apre le finestre.C'è un bel sole grande che illumina l'intero paese ed il cielo è azzurro è limpido.Desiree vedendolo fece un sorriso malizioso e pensò: "Oggi è proprio una bella giornata,perfetta per completare il mio piano". Il suo piano era cercarsi un lavoro e cambiare look in modo che non la riconoscessero e naturalmente trovare qualcuno a cui rubare i soldi,dato che non li aveva. Allora dopo essersi lavata e vestita,e dopo aver fatto colazione si incammina per Smallville alla ricerca del lavoro e della persona a cui rubare i soldi. Mentre cammina incontra un uomo che da poco aveva ritirato dei soldi dalla banca.
Ma che fortuna! dice sottovoce,poi trova una scusa per avvicinarsi all'uomo ed ipnotizzarlo.
Mi scusi?salve sa per caso l'ora? chiese
Certo signorina sono le.... non finisce neanche a parlare che Desirre l'ha gia ipnotizzato.Mi dia tutti i suoi soldi e la sua carta di credito,adesso! disse Desiree
L'uomo prese i portafogli e le diede ciò che aveva chiesto, Ecco a lei signorina,vi ho dato tutto ciò che ho- disse
Oh ma che bravo, prende tutto e se ne va alla ricerca di un parrucchiere e di un negozio di abiti.
Per quanto riguarda i capelli,li tagliò fino alle spalle e li fece ondulati.Invece per i vestiti ne comprò sia di lusso che comfortevoli dato che aveva una carta di credito e tanti soldi da spendere.
Dopo aver fatto tutto ciò si mette alla ricerca di un lavoro.
Non vi erano dei locali che cercavano commesse,perciò girò per il paese un bel po finchè trovò un bar che cercava dei camerieri
."Klayel il nome è abbastanza originale ma bisogna vederlo dentro"
Entrò nel bar,si stupì nel vederlo arredato in stile orientale, era molto trendy. Poi andò incontro ad una cameriera per chiederle informazioni.
Buongiorno, mi sa indicare il proprietario di questo bar? chiese Desiree
Oh buongiorno signorina, è venuta per il lavoro?-chiese la cameriera
Si,ero venuta per quello-disse Desiree
Certo, attendi un minuto che te lo chiamo-rispose la cameriera ed andò a chiamarlo.Bussò alla porta del suo ufficioToc Toc..Tommy?
Tommy Vee, il proprietario del bar stava parlando al telefono-Scusami Jack,mi chiamano, ti richiamo io più tardi ciao.Dimmi Grace....cosi si chiamava la cameriera
Tommy c'è una ragazza che vuole parlare con te, è venuta per il lavoro-disse Grace
Vengo-rispose Tommy e seguì Grace...
Eccola e lei- disse Grace indicandole Desiree
Salve sono Tommy Vee il proprietario del locale,lei è? chiese Tommy porgendole la mano
Salve sono Desiree Atkins ero venuta per il lavoro- stringendogli la mano
Si,me l'hanno riferito,sei già stata cameriera? chiese Tommy
Si si,ho lavorato già molte volte come cameriera-rispose Desiree fingendo..non lo era mai stata
Sei fortunata Desiree ti ho assunta nn sei nella lista d'attesa puoi inizare a lavorare già domani.Ti presenterei volentieri i tuoi colleghi ma non posso perchè sono molto occupato.Devo andare ci vediamo domani-disse Tommy
Ok va ben ea domani e grazie-disse Desiree soddisfatta poi pensò "Che strano!è la prima volta che ottengo qualcosa senza usare i miei poteri"
Di niente,a domani-rispose Tommy e tornò nel suo ufficio.
Desiree uscì dal bar,e tornò al motel pensierosa.
 
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Chloe Sullivan GdR
view post Posted on 4/4/2004, 23:23




Giorno 3

Chloe era seduta in cucina a consumare la sua sostanziosa colazione che il padre, dispiaciuto per la sua assenza, aveva preparato. Finalmente dopo tanto tempo erano soli. Gabe ne approfittò per tentare di estorcere qualche informazione alla figlia. Ovviamente informazioni circa la sua vita privata. In quei brevi attimi la vedeva sempre indaffarata, cosa piuttosto normale visti gli episodi recentemente accaduti. Gabe provò il tipico approccio
“Tesoro, come va?”. Chloe tirò un sospiro, non era disturbata dalle banali domande del padre e in altri momenti avrebbe anche potuto acconsentire a dare inizio ad una patetica conversazione, ma era immersa in troppi quesiti. Troppi quesiti e poche risposte, che la rendevano curiosa, eccitata ma anche frustrata e ancor peggio ignorata e sola. Clark e Pete erano scomparsi e il legame con Lana era un’alternanza d’amore \ odio. Pensava anche al giovane che probabilmente non avrebbe più rivisto e a tutto quello che era cambiato in poche settimane. Il suo mondo, che da sempre aveva cercato di non mutare, in poco tempo era cambiato. Un cambiamento che probabilmente non era pronta ad accettare. Non era un periodo felice, ma non poteva confidarlo al padre. Gli aveva nascosto troppe cose a partire dal fatto che segretamente lavorava per Lionel Luthor. “Chloe, pronto! Vivi nel paese dei sogni o sei ancora qui?” disse il padre vedendo che la figlia non aveva ancora risposto alla sua semplice domanda. “Cos- cosa c’è!” disse lei un po’ turbata. “Papà come credi che vada? La mattina vado a scuola, mi vedo sempre con gli amici… insomma faccio le solite cose di una normale adolescente… “ disse sorridendo “Sto bene e mi diverto molto” mentì spudoratamente, sorseggiò appena il suo caldo cappuccino e si alzò. “Adesso vado a scuola…” e si avviò in camera sua. “Non hai mangiato niente…” proferì il padre, ma Chloe era ormai troppo distante per ascoltarlo. In camera prese la borsetta che aveva utilizzato il giorno precedente, non le andava di svuotarla ed inserire tutto in un'altra borsa. Salutò il padre e uscì.
A scuola seppe che le prime ore erano libere, la temibile professoressa di chimica stranamente era assente.
“Deve stare veramente male per assentarsi… quando risale l’ultima volta? Ah si, al 1978” un po’ di buon umore ci voleva quella mattina. “Colgo l’occasione per sistemare le ultime cose al Torch e dedicarmi a qualche mio interesse” pensò contenta nell’aprire la porta del suo ufficio. Posò la borsa nella sua scrivania e accese il computer. Nel frattempo si guardò allo specchio “Ho le labbra screpolate sarà meglio metterci un po’ di burro di cacao” e aperta la borsetta lo cercò insistentemente. “In una borsa così piccola non riesco a trovare mai niente” Si era innervosita e capovolgendola, fece uscire tutto il suo contenuto nel tavolo. “Eccolo”. Lo prese e lo spalmò delicatamente sulle labbra facendo il tipico gesto di chi vuole distribuire uniformemente il rossetto. Nel riposare tutti gli oggetti nella borsa ebbe tra le mani l’ottagono di meteorite. “L’oggetto che ho trovato nel crepaccio ieri sera…” Chloe lo scrutò attentamente, era ben rifinito e vi erano incisi dei segni. “Per essere fatti così perfetti vorranno dire qualcosa…” pensò Chloe e cercò in internet. Trovò diverse lingue, segni… ma niente simile a quello che cercava. Non le restava altro che conservare lo strano oggetto, prima però fece una foto con la polaroid e l’appese nel “muro delle stramberie” vicino ad una foto del crepaccio che aveva ritagliato la mattina stessa dal giornale del padre. Chloe non pensava fosse qualcosa di relativamente importante o misterioso, ma lo appese più come promemoria che altro. Aprì un cassetto da un mobiletto di metallo dove conservava tutte le cartelle, compresa quella di Clark che doveva dare a Lionel Luthor. Uscì due tre cartelle piene di foto che aveva fatto alla fattoria. Con un po’ d’attenzione e un pizzico di fortuna sperava di riuscire ad individuare qualche attrezzo di cui poteva farne parte. Era troppo scomoda alzata e presi i fascicoli si diresse verso la scrivania. Tra le numerose fotografie ne ebbe tra le mani una in particolare. Molto tempo prima era successo qualcosa di strano, qualcuno aveva bruciato il granaio di Clark incidendogli un segno, simile a quello dell’ottagono. “il mistero si fa sempre più fitto…”. Era troppo eccitata che fece cadere a terra molte foto. Tra queste vi erano alcune della grotta. Fu subito stupita nel vedere che in una parete della grotta c’era un buco a forma d’ottagono. Erano passate le ore libere e Chloe sarebbe dovuta andare in aula ma la curiosità la spinse a prendere le chiavi dell’auto e avviarsi verso le grotte.

Alle grotte:

“Mi dispiace ma non può entrare!”
“Come sarebbe? Ma soprattutto chi è lei?”
“Sono il custode è ho ricevuto ordini precisi di non fare entrare le persone che non sono in questo elenco”
“La prego… un attimo… non saprà niente nessuno” disse Chloe cercando di ammorbidirlo.
“Non insista.. ritorni quando avrà un permesso…”
“Un permesso? Andiamo non sia odioso … devo controllare una cosa…”
“Le ho detto di non insistere!…ci vuole il permesso”
“E a chi dovrei chiedere?”
“Che domande a Lionel Luthor… semmai le interessi così tanto… anche se non credo lo vedrà mai di persona…”
“Per sua informazione lavoro personalmente con il signor Luthor” disse Chloe quasi sfidando quell’uomo che scoppiò in un fragorosa risata. “Ma cosa ha da ridere?” continuò lei infuriata.
“Senta… non vedo perché si arrabbia così… se lavora DI PERSONA con il signor Luthor non le sarà difficile ottenere un pass…” era evidente dal sua atteggiamento che l’uomo stava prendendo in giro Chloe che se ne andò irritata.
“Ma guarda questo” e salì in macchina.

“Non posso presentarmi al signor Luthor e chiedergli un permesso… cosa potrebbe pensare?… Oh! Signor Luthor avrei bisogno dell’autorizzazione per entrare nelle grotte!” Chloe stava immaginando una possibile conversazione ma continuava ad avere un timore. “E se non c’entra nulla? Potrei anche sbagliarmi… che figura ci farei?”. Ma se le due cose erano collegate avrebbero potuto portare a qualche scoperta… e Chloe lo sapeva bene. “Facendo un resoconto tutto porta ad una persona… Clark! Non so però se questa sia una mossa astuta… Clark potrebbe manomettere qualcosa!” una vocina nella sua testa le diceva “Stai parlando di Clark! Non farebbe mai una cosa del genere!… comunque sia lo devo trovare … è da un po’ di tempo che non si vede in giro.” Cambiata la marcia, premuto l’acceleratore si diresse in un luogo dove avrebbe sicuramente ricavato qualche notizia…
 
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Lana Lang GdR
view post Posted on 4/4/2004, 23:24




Giorno 3 - Al Talon

Un’altra notte al Talon era trascorsa. Lana stava iniziando a considerare quel locale come la sua casa, ma sapeva benissimo che non avrebbe potuto stare accampata lì per sempre. Mentre riordinava la stanza che per due notti l’aveva accolta, togliendo di mezzo cuscini e coperte e ridandole così l’aspetto di uno studio, pensava che sarebbe stato un sogno se la casa di cui le aveva parlato Penny fosse stata disponibile già quella sera stessa. Credo che la possibilità di affittare quella casa non debba sfuggirmi, ho bisogno di cambiare aria, conoscere persone nuove e pensare meno alle cose brutte In quel momento pregò con tutte le sue forze che nulla potesse frapporsi tra lei e il suo sogno d’indipendenza. E’ giunta l’ora di mettere un po’ di chiarezza in tutto questo. Devo chiamare Chloe, o lo faccio ora o non lo farò mai più. Devo spiegarle e sperare che mi comprenda e riesca a perdonarmi. Prima di intraprendere una nuova strada, voglio porre rimedio agli errori fatti mentre percorrevo quella vecchia.. così potrò metterla da parte una volta per tutte. Lana si avvicinò alla scrivania intenzionata a chiamare Chloe. Ci rifletté un po’ su prima, poi afferrò il cordless e in modo deciso iniziò a comporre il numero di casa Sullivan. Digitò le prime quattro cifre, poi ebbe un’incertezza e riagganciò: ma cosa sto facendo? Non so neanche se Chloe aveva lezione stamattina..potrebbe essere a scuola..e potrebbe rispondermi suo padre. Lana non avrebbe saputo cosa dire al padre di Chloe, si sarebbe sentita solo tremendamente in colpa per il disturbo arrecato alla loro famiglia. Gabe Sullivan non se la sarebbe presa, di questo Lana era certa perché ormai poteva dire di conoscerlo abbastanza bene e sapeva che era un uomo discreto, sempre cordiale e pronto al dialogo. Se Lana si fosse scusata per il suo comportamento degli ultimi giorni non ci sarebbero stati problemi, ma prima di tutto le premeva parlare con Chloe. Lei necessitava di una spiegazione più di chiunque altro.

Mentre era assorta nei suoi pensieri il telefono iniziò a squillare tra le sue mani. Era così presa che ebbe un sussulto, irrazionalmente pensò che potesse essere Chloe a chiamarla;
ma non dire idiozie Lana disse una voce dentro di lei non sarà mai lei a chiamarti! Due squilli.. tre squilli.. quattro squilli. Lana guardava il telefono e inspiegabilmente non si decideva a rispondere; forse per l’orario insolito di quella telefonata, immaginava che non si trattasse di lavoro. E se fosse… Strinse forte il ricevitore: Pronto! Al quinto squillo Lana aveva risposto, dall’altra parte nessuno aveva proferito parola, così Lana proseguì: Talon Cafè, chi parla? sul suo volto un’espressione di trepidante attesa, ma ancora nessuna risposta, solo un forte rumore dall’altra parte della cornetta. Il cuore di Lana iniziò a battere sempre più forte e dalla sua bocca uscì spontaneo un nome: Clark! Clark sei tu? Rispondi se..
Lana! Hey, tesoro sono Nell
Zia! Sei tu! Mi hai fatto prendere uno spavento! Ma cos’è questo trambusto!?
D’improvviso il rumore si attenuò fino a sparire: Nulla cara, sono gli operai che lavorano, sai stiamo facendo rimodernare la cucina e dando qualche ritocco ad altre cosette qui in casa. Tu non mi rispondevi ed io mi ero distratta a parlare con l’architetto della nuova scala a chiocciola in marmo che vogliamo mettere nella sala da pranzo. E’ un’idea carina non trovi? Lana stava ascoltando poco di quello che sua zia stava dicendo. Da quando lei si era sposata non riuscivano più a fare i bei discorsi di un tempo, zia Nell era diventata superficiale come suo marito e l’inizio di quella conversazione ne era la prova.
Lana, ma tu come stai? Va tutto bene? Come mai pensavi che fosse Clark a telefono? Sembravi allarmata…
Clark? Oh no, nulla di importante zia, non preoccuparti mentì, ma non poteva fare altro. Voleva saperne qualcosa di più sulla scomparsa di Clark, solo dopo si sarebbe confidata con lei sull’accaduto.
Amore, ma ti ho chiamata a casa dei Sullivan e non ho trovato nessuno, perciò ho provato a chiamarti al Talon, ma non pensavo di trovarti. Come mai sei lì? Qualche problema al locale?
No no, zia… nessun problema al locale. Senti a proposito, dovrei parlarti di una cosa … è un argomento delicato, hai un po’ di tempo?
Un argomento delicato? Oh mio dio, Lana ti prego non farmi stare in apprensione… Coraggio dimmi, cosa devi dirmi?
Il tono in cui Nell le rispose non la incoraggiò molto a parlare, così decise di limitarsi all’essenziale, tralasciando i particolari che potevano risultare “pericolosi”.
Non ti agitare zia, non è proprio il caso. In realtà è una sciocchezza, sono io che la faccio troppo lunga rise nervosamente Lana
Oh avanti Lana! Vuoi parlare sì o no?
Ehm, ok… ecco, ho deciso di essere più indipendente. Il Talon sta andando MOLTO bene zia, il locale è sempre pieno.. anche per questo mi hai trovata qui oggi mentì ancora, ormai Lana stava diventando brava a farlo, ma ogni volta che diceva una di quelle mezze verità (perché era vero che il Talon stava andando bene), la realtà leggermente più cupa da cui scappava le ritornava alla mente con ancora più forza. Non stava mentendo a Nell, stava mentendo a se stessa, ma non aveva ancora capito se quello fosse il modo giusto di affrontare la situazione. Forse avrebbe dovuto confidarle tutto, ma esitò ancora e continuò: Le nostre entrate si sono quasi raddoppiate in questi mesi e io sto crescendo, ho fatto nuove amicizie e sento il bisogno di cambiare qualcosa. Ho saputo di una casetta in affitto qui a Smallville, è vicina alla casa di una mia amica ed è molto comoda anche per raggiungere facilmente sia il locale che la scuola. Da casa di Chloe è tutto più complicato: ora che il Talon è così frequentato devo esserci più spesso e abitare più vicina al locale non ti nascondo che mi renderebbe le cose molto più facili. So che la sistemazione da Chloe era per te perfetta, ma ti prometto che sarà tutto come prima: studierò, mi alzerò presto la mattina, non darò feste folli… Lana rise dentro di sé ripensando a quando la sera prima ne aveva scherzato con Penny. Chissà, forse un giorno ne avrebbe davvero data una, visto che sentiva di stare cambiando.
Oh questo lo so Lana, anche perché se non farai tutto quello che mi hai promesso in questo momento, giuro che verrai a vivere con noi qui a Metropolis!
Un brivido lungo la schiena di Lana, questa era la peggiore minaccia che avrebbe potuto farle. E per di più sembrava che Nell le avesse letto nel pensiero e avesse scovato la grande voglia di libertà che cresceva in Lana. Nell aveva paura di perderla, ma forse Lana stava finalmente spiaccando il volo con le sue sole forze.
Zia te lo prometto..puoi stare tranquilla, ti fidi di me?
Certo Lana, mi sono sempre fidata di te… ricordati però: hai solo 17 anni, hai tempo per crescere bambina mia.
Lo so zia e hai ragione.. ma se alla fine riuscirò sarai fiera di me, ne sono certa infondo Nell non era poi così cambiata e quella telefonata aveva fatto bene a entrambe. Si erano riavvicinate e nonostante Lana non avesse raccontanto di Clark o di Chloe, era sicura che sua zia aveva in parte percepito i suoi pensieri più nascosti, perché alla fine della telefonata Nell disse: Hai tutto il mio appoggio Lana, per la casa, ma non solo.. perché ricorda che se hai bisogno io ci sono sempre e qualunque cosa tu farai, qualunque cosa ti accadrà o ti spaventerà io sarò sempre qui. Non esitare a parlarmi di qualunque cosa tu voglia Lana.. sono tua zia, ti conosco meglio di chiunque altro e non smetto di volerti bene se mi innamoro di qualcuno e decido di sposarlo. Qui c’è una famiglia che ti pensa e ti ama..non sei sola, non pensarlo mai.

Non sei sola le parole più dolci che si fosse mai sentita dire e la prima volta gliele aveva dette Clark quando si seppe che Whitney era morto in guerra. Quanto mi manchi Clark… La telefonata era stata molto più bella di quanto si sarebbe potuta aspettare. In compenso però si era fatto tardissimo, la sua prima lezione avrebbe avuto inizio di lì a poco. Prese lo zainetto e uscì lasciando il locale nelle mani di una delle cameriere del Talon, che era arrivata da pochi minuti.
 
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Luke Martinez GdR
view post Posted on 5/4/2004, 00:59




Giorno 3 - Oceano Atlantico

Nessuno avrebbe avuto notizie del suo naufragio; instancabile continuava ora la vita in Spagna e frenetica a Metropolis come nel resto del mondo. Alexander non era forse il solo ad averlo dimenticato. I suoi occhi erano pieni d'incertezza, Luke la vedeva bene. Non si era concesso un attimo di tregua, ma forse non sarebbe valso a nulla.


"Verranno presto a prenderci" disse regalandogli un sorriso che non voleva tradire i suoi pensieri.

Il machete col quale aveva costruito il riparo di quella notte era rudimentale e ora non serviva a niente. Avrebbero avuto qualche probabilità di procurarsi del cibo con un coltello, ma in fondo non era quella la preoccupazione maggiore; gli zuccheri delle noci di cocco li avrebbero fatti tirar avanti.
Lex aveva delle costole rotte, respirare era diventato doloroso. I suoi organi interni non avevano subito importanti lesioni, sarebbe già morto altrimenti, ma quell'amnesia era un brutto presagio. Una emorragia celebrale poteva colpirlo da un momento all'altro e Luke non avrebbe potuto far nulla.


Dobbiamo resistere pensò mentre con una mano tentava di pulire la ferita alla spalla, ormai infetta, togliendo dei vermi. Lionel Luthor avrà avviato delle ricerche per trovare Alexander, è pur sempre suo figlio! Spero non arrivino troppo tardi. Iniziava già a sentir la febbre.

Lex stava provando testardamente ad accendere un fuoco da ore. Dovevano segnalare a ogni costo la loro presenza sull'isola. L'acquazzone della notte precedente purtroppo aveva reso umida la vegetazione e l'impresa quanto mai difficile, se non impossibile. D'un tratto un riflesso rosso al dito di Luke attirò la sua attenzione; era un anello, con incastonata una pietra molto simile al rubino. Un ricordo indefinito si ripresentò alla sua coscienza, un'altra mano indossava un anello simile...


"Luke... il tuo anello... mi ricorda qualcosa... Da dove viene quello strano minerale rosso?"

"Da Smallville, nel Kansas.." Martinez era indeciso, sentiva il dovere d'aiutarlo a recuperare la memoria, ma ciò significava rinunciare alla loro serena collaborazione, si sarebbe complicato tutto "..dove tuo padre ti ha affidato la gestione di una filiale della propria azienda"

"Questo potrebbe spiegare perché ho la sensazione di averlo già visto... Sono molto comuni quelle pietre rosse a Smallville?"

"14 anni fa in quella regione sono caduti dei meteoriti e ora se ne trovano in discreto numero. Ho realizzato un anello con un frammento di quelle rocce aliene, volevo aver un ricordo del periodo lì trascorso. È singolare che me lo chieda, so che son diventati la tua ossessione e forse non a torto.”

"Che intendi con 'non a torto'?"

"Ci sono stati degli strani casi a Smallville.. anche la tua calvizie non è naturale. Tutti han dato la colpa all'industria di tuo padre, mass media e parte della comunità scientifica, dimenticando che quelle rocce sono radioattive e potrebbero quindi esser agenti di mutazioni genetiche."

Lex era perplesso: "Mi stai dicendo che vai in giro con un anello radioattivo al dito?"

Martinez sospirò "Non so molto, l'esperto dovresti esser tu, ad ogni modo i cristalli rossi sono innocui, son quelli di color verde a essere altamente radioattivi.”

"Purtroppo non mi sento molto esperto in questo momento... Comunque io starei attento, magari anche i rossi potrebbero essere nocivi in qualche modo... l'hai detto tu stesso che non ne sai molto."

Luke non comprendeva il motivo di quell'ansia; se c'era qualcosa di cui avrebbe certamente fatto a meno in quel momento, erano i vermi che maciullavano la sua carne. Buffo comunque vederlo preoccupare, non era da lui e non avrebbe dovuto sentirsi in colpa per averlo coinvolto nell'incidente, ma chissà poteva anche esser cambiato in quell'anno. Sei sempre stata una persona diffidente e paranoica. Non avrei mai detto che ti saresti sposato. Lionel voleva un figlio forte e ha dato per scontato che ti plasmassi al suo disegno.. Sarà soddisfatto, oggi sei un brillante uomo d'affari.
Proprio non riesco a capire perché ti ha deliberatamente allontanato da ogni affetto. In fondo ti conosco poco, ma dev'esser ormai per te difficile esprimere emozioni che non siano rabbia e ira. Sarebbe questa la forza che desiderava per te tuo padre?


"Il mare dev'esser sicuramente pescoso. Ho pensato di dirigermi verso la banchina corallina poco a largo, potrei trovare qualche frutto di mare. Vado a cercare una pietra che possa aiutarmi a staccarli."

Non sei immune al dolore. Il cuore di Luke si fermò per pochi, interminabili istanti quando la notte del naufragio vide una fede al dito di Lex... Non era Victoria il nome però inciso, quindi era ancora VIVA. Lei non è molto diversa da te, tutti la considerano distaccata e insensibile. È cresciuta in un ambiente freddo e vuoto come il tuo.. ma dentro di lei c'è tanta dolcezza, se solo la si vuol vedere. Era questa la natura di quella donna e Luke non poté che innamorarsene. Non si trattò di colpo di fulmine: nutrì sin dal primo incontro uno strano interesse per lei, ne era attratto ed incuriosito, ma non gli diede mai alcuna importanza.. e così per lungo tempo, poi un giorno..

"Luke!" Lex lo chiamò con voce entusiasta e questi accorse per vedere cosa fosse successo. La perseveranza del giovane Luthor era stata premiata e una debole fiammella spuntava dai rametti intrecciati. Purtroppo la gioia dei due naufraghi durò poco. Nonostante i tentativi di tenere vivo il fuoco, esso si smorzò con una lenta agonia, fino a scomparire. Con uno scatto di rabbia Lex gettò le pietre a terra e rimase fermo a fissare gli sterpi bruciacchiati, senza dire nulla. Cadde il silenzio per qualche minuto.

“Sei certo di non ricordar nulla.. sui meteoriti?”

"Non ha alcuna importanza" disse Lex infastidito.

Martinez non aggiunse altro. Tolse la camicia, l’annodò a mo di sacca, così da raccogliervi quanto pescato, e si allontanò verso la riva.
 
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Lex Luthor GdR
view post Posted on 5/4/2004, 20:35




Giorno 3 - Oceano Atlantico. Pomeriggio.

Lex guardò ancora le pietre annerite e scheggiate, segno della sua sconfitta. In lontananza Luke aveva raggiunto l’acqua, in cerca di crostacei. Quanto infantile entusiasmo... non troverà molto... almeno il sale gli disinfetterà la ferita... ma se nessuno verrà a salvarci moriremo nel giro di pochi giorni, e nella maniera più spiacevole. Devo riprovare ad accendere un fuoco, potrebbe segnalare la nostra presenza... Non appena si alzò per riprendere le pietre, un’acuta emicrania lo fece cadere a terra. Quando si riprese dal dolore, vide davanti a sé, nel punto in cui era caduto, una fede nuziale, che sembrava essere uscita dalla camicia di Luke. E questa? Luke è sposato? Raccolse l’anello e lo guardò. Eppure mi ricorda qualcosa... La sorpresa che ebbe quando lesse i nomi incisi all’interno lo immobilizzò completamente per qualche minuto Lex e Helen... Questo anello... è mio! Ma perchè me l’ha tenuto nascosto? Decise di riflettere sulla situazione lontano da lì, aveva bisogno di vedere quella fede, di metterla al dito, ma non voleva far scoprire a Luke che l’aveva trovata. Raccolse metà della piccola razione di cibo rimasta il giorno prima e si inoltrò nell’entroterra dell’isola dove avrebbe potuto pensare in pace.

Lex trovò un posto relativamente libero dagli insetti, che proliferavano grazie all’umidità di quei giorni, e rilesse l’iscrizione dell’anello. Lex e Helen...Helen... Questo nome rimbombò sulle pareti della sua mente, lo sentì urlare dalla sua stessa voce e ricordò. Era l’ultima cosa che aveva detto prima di precipitare in mare... L’ultimo nome che aveva invocato di fronte alla fine imminente. Dunque anche lei doveva essere sull’aereo quel giorno. Forse erano in viaggio di nozze? Sì, doveva essere così... Ma allora perchè aveva dovuto chiamarla? Lei non era lì. Improvvisamente il quadro si ricompose in ogni sua parte. Prima di partire erano insieme, ma durante l’incidente Lex era solo. Con tutta probabilità Helen l’aveva tradito. Per lungo tempo soppesò questa conclusione. La storia tra lui e la moglie era ancora avvolta nell’oblio, ma provava quasi un senso di nausea e rabbia nel pensare queste cose, qualcosa dentro di lui trovava insopportabile questo sospetto. Non sapeva più cosa pensare, sentiva una marea di sentimenti contrastanti sommergerlo, senza però che vi fossero ricordi che rendessero comprensibile questo turbamento. Trascorse lungo tempo in questo stato finchè una nuova questione non si insinuò tra i suoi pensieri: perché Luke gli aveva preso e nascosto la fede?

Forse voleva proteggermi... pensava che mia moglie fosse morta nell’incidente... eppure gli ho chiesto più volte indicazioni sul mio passato... sicuramente aveva capito che avrei preferito sapere anche le cose più terribili pur di riavere la mia vita... la fede, le sue risposte così vaghe... c’è qualcosa che non vuole che io ricordi. Ma cosa? Eravamo nemici? Rivali? E questa rivalità avrebbe compromesso la nostra sopravvivenza? Per me non c’è niente di più importante della memoria che mi è stata sottratta e lui non poteva ignorarlo...

Più ci pensava e più si sentiva ingannato dall’uomo che aveva condiviso con lui quella sventura. Una rabbia sempre più irrazionale lo avvolgeva lenta e inesorabile e Lex cominciò a maturare un insano desiderio di vendetta...
 
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Chloe Sullivan GdR
view post Posted on 9/4/2004, 16:05




Giorno 3

La mattina era passata talmente in fretta che dopo essere stata alle grotte Chloe non ebbe il tempo di andare dove desiderava. Era tardi e poteva solamente dirigersi verso casa sua.
Erano passati circa 30 minuti da quando Chloe aveva finito di cucinare. Si era seduta a tavola e aveva divorato la sua porzione.
Sono una cuoca nata! pensava Se non dovessi diventare una giornalista, avrei sicuramente successo come chef!. Le sue erano semplicemente fantasie. Non aveva cucinato niente di speciale: pasto surgelato da riscaldare al microonde. Ma ne andava fiera, “Sono il mago dei surgelati” e nel frattempo immaginava lei su di un podio con un mestolo in mano che… PLIN PLIN PLIN. Il rumore del microonde l’avvertiva che il pasto per il padre era pronto. Sarebbe tornato tra breve e avrebbe sicuramente apprezzato qualcosa da mangiare. Chloe guardò che ore fossero dal grande orologio da muro posto in una delle pareti della cucina e subito le venne in mente che il Talon era già aperto da un po’ di tempo. “Adesso vado da Lana” prese come al solito la borsa, le chiavi di casa e quelle dell’auto. Prima di uscire scrisse velocemente un biglietto al padre “Cibo microonde. Torno cena”. E in breve fu al Talon.

Dopo le sue lezioni a scuola Lana era tornata al Talon a vedere come procedevano le cose. Il locale era tranquillo e immerso nel tiepido sole del primo pomeriggio. Entrando aveva notato un gruppo di ragazzi della sua scuola impegnati a studiare per l’esame che avrebbero avuto la settimana successiva. Anche lei doveva prepararsi al meglio, così dopo aver chiesto a Meg, una delle cameriere, se qualcuno l’avesse cercata mentre era a scuola e se durante la mattinata ci fossero stati problemi, decise di mettersi a studiare anche lei. Si sistemò su uno sgabello dietro il bancone, prese il suo libro dallo zaino e lo aprì alla pagina assegnata dal professore quella mattina. Prima di iniziare legò i capelli in una coda alta in modo tale che non le dessero fastidio mentre leggeva e si versò una limonata. Iniziò la lettura delle prime righe, ma subito si accorse che non si stava concentrando, perché dovette rileggere quelle due righe alcune volte prima di entrare nel discorso.

Dopo una decina di minuti Lana era assorta nello studio e sottolineava con cura quello che le interessava ricordare. Sentì il suono del campanellino della porta a vetri, all’ingresso e alzò automaticamente la testa dal libro per vedere chi fosse entrato. Spalancò gli occhi dalla sorpresa quando vide che la persona appena entrata era Chloe; era da giorni che non la vedeva e non si sarebbe mai aspettata di incontrarla lì:
"Chloe, ehm.. ciao, come stai? Mi sorprende un po’ vederti qui" disse imbarazzata Lana quando Chloe si avvicinò al bancone.
“Ero un po’ preoccupata... non mi avevi informato che non intendevi tornare più a casa" disse Chloe nascondendo la vera ragione della sua visita.
"Hai ragione, Chloe. Mi sono comportata male, avrei dovuto avvisarti e anche se non ci crederai, stamattina stavo per telefonarti" Lana era sempre più imbarazzata, non le piaceva dare una brutta impressione alla gente. Così, come a voler rompere la tensione che si stava inesorabilmente formando tra le due, col suo miglior sorriso le chiese: "Vuoi un caffè?"
"Volentieri, Non si rifiuta mai un buon caffè” e accennò un sorriso “Un espresso macchiato!”
“Bene, te lo preparo subito” disse, per aggiungere dopo poco: "Se un po' ti conosco non sei qui solo perché eri preoccupata per me. Ma anche per qualcun'altro..."
Adesso era Chloe imbarazzata... non avrebbe mai voluto ammetterlo ma non poté fare altrimenti. "Se intendi Clark, non posso negarlo... è vero che io e lui abbiamo litigato, ma non lo vedo da giorni...Mi chiedevo se sta cercando di ...” ebbe un attimo d’esitazione poi aggiunse “evitarmi"
"Chi? Clark?" Lana era stata presa alla sprovvista, non aveva idea che lei e Clark avessero avuto una discussione e il motivo della loro lite era facilmente immaginabile… Così Chloe l’ha saputo... ha saputo di noi prima che Clark sparisse. Ora però non posso pensarci, devo dire a Chloe che Clark non si trova. Alle nostre scaramucce penseremo dopo. Si guardò intorno cercando di raccogliere pensieri e parole.. non voleva spaventare Chloe. Ma come poteva dirle che non si avevano notizie di Clark da due giorni, senza farla preoccupare troppo? "Ecco.. ora non ti spaventare, anzi siediti… devi sapere che Clark è sparito da qualche giorno" dopo tanto ragionamento era riuscita a usare solo il modo più diretto. E la reazione dell’amica non tardò ad arrivare: “SPARITO?” disse Chloe quasi urlando, dando a vedere che era stata presa alla sprovvista.
"Ehm.. Chloe non urlare così, ti prego.. ecco.. Clark tutto a un tratto è come impazzito. Tu quando lo hai visto l'ultima volta?" cercò di informarsi Lana, in modo da poter capire da quanto Chloe non avesse sue notizie.
"Non ricordo esattamente ... " mentì, lo ricordava perfettamente. Chloe ricordava ogni singolo attimo passato con lui. L’ultima volta erano alla fattoria e litigarono accanitamente. E precedentemente, poche sere prima nel granaio stava dichiarando il suo amore a Lana. Chloe tentò di rimanere indifferente ma il suo sguardo, mentre si incrociava con quello di Lana, divenne triste. Poi ripensando alla ragione per cui si trovava là iniziò a fare qualche domanda... "Hai detto che è come impazzito? Cosa vorresti dire? Non riesco a immaginarmi Clark pazzo..." disse con ironia per farsi coraggio.
"Beh, non proprio pazzo. Era piuttosto come se non fosse più in sé. Hai presente quando è capitato che all’improvviso cambiasse e non sembrasse più il Clark che conosciamo bene? ... E' successo tutto nel pomeriggio di due giorni fa: ero andata a trovarlo alla fattoria, ma al posto di questa ho trovato un enorme cratere e macerie a non finire. Clark sragionava e diceva cose senza senso, continuava a ripetere che era tutta colpa sua, fino a quando ha tirato fuori la motocicletta del padre ed è partito, senza dirmi per dove né se sarebbe mai tornato. Ho provato a fermarlo.. devi credermi Chloe, e ora sono spaventatissima. Non ho più sue notizie da allora e il fatto che non abbia contattato neanche te mi fa ancora più paura" negli occhi di Lana si spense anche l’ultima speranza che Clark potesse aver preferito rivolgersi a Chloe nel momento del bisogno. L’avrebbe accettato senza alcun fastidio; pur di sapere che Clark stava bene sarebbe passata sopra qualunque cosa.
"E i coniugi Kent? Sembrano spariti anche loro!! Non ti preoccupare avrà sicuramente contattato loro... conosci Clark, non è mai stato un giorno senza parlargli..."
"E' vero, anche i Kent non li sento da quel pomeriggio.. dove saranno finiti tutti? Non capisco.. e nessuno ci dice nulla. Da allora è come se il tempo si fosse fermato. Oh ad ogni modo Chloe, mi dispiace davvero non essere tornata a casa in questi giorni. Non è stato contro di te, al contrario" Lana sospirò. Sapeva già che per Chloe sarebbe stato difficile mettere da parte il suo orgoglio "io non volevo farti soffrire e invece l'ho fatto. Ho pensato che la mia vicinanza non sarebbe stata una buona cosa in questo momento, per motivi che non ti ho ancora rivelato.” Come quello di aver baciato Clark la sera del suo compleanno, nel fienile. E tutte le volte successive… “Ovviamente però avrei dovuto avvertirti della mia assenza da casa, mi dispiace moltissimo Chloe, non volevo creare disturbo alla tua famiglia."
"Ne sono sicura Lana, non ti preoccupare" disse disinteressata, in quel momento non le importava niente di lei e delle sue scuse… "Sai dove Clark si è diretto? Ha detto qualcosa? Lana ho bisogno di qualunque indizio se vogliamo trovarlo!"
"Certo, fammi pensare. Clark ha detto di volersi allontanare da qui, da Smallville e da tutti noi. Ha detto qualcosa a proposito del fatto che se fosse rimasto ci avrebbe fatti soffrire tutti e avrebbe fatto del male alle persone a cui teneva, ma io non lo credo possibile. Non mi ha voluto ascoltare e ha fatto di testa sua" Lana omise volutamente la proposta fattale da Clark di fuggire con lui "è salito sulla moto ed è andato via. Se ricordo bene, la direzione era quella per Metropolis... credi che possa essere andato lì Chloe?"
"Cosa potrebbe fare Clark a Metropolis? Non credo conosca nessuno..." Chloe cambiò atteggiamento divenendo sempre più insistente "Lana sei sicura di non sapere nient'altro? Ha semplicemente acceso la moto e se n'è andato..?" All'improvviso iniziò a squillare il suo cellulare, Chloe lo tirò fuori dalla borsa "Perdonami.. un attimo" disse a Lana... "Pronto? Qui Chloe Sullivan... Cos-cosa? ..Non è possibile.. Ma da quanto tempo? ... Grazie mi sei stato d'aiuto..." Conclusasi la conversazione Chloe guardò Lana. Si vedeva che era allibita.
Lana guardò Chloe che la fissava e non si decideva a parlare:
"Cosa c'è Chloe, è successo qualcosa?" disse allarmata.
"Un mio informatore mi ha detto che la signora Kent è ricoverata in ospedale... Lana cosa sta succedendo?"
"Ora che ci penso.. è vero Chloe, sapevo che la madre di Clark si trovava in ospedale, ma per cosa è stata ricoverata?” chiese Lana confusa. C’era qualcosa che doveva ricordare, ma forse lo shock le aveva fatto rimuovere alcuni particolari.
"Sarebbe un informazione privata... " dal suo tono di voce si capiva che Chloe sapeva il motivo ma temeva che Lana potesse essere sgarbata nel constatare che Chloe è troppo indiscreta...
"Avanti Chloe, il motivo del ricovero di Martha ci potrebbe essere di grande aiuto per capire cosa sta succedendo, ma forse tu non ti fidi più di me e non vuoi dirmelo... è così?" Lana non poteva credere di aver perso così tanto di quell’amicizia. Com’era possibile che si fossero allontanate in quel modo?
"No, no... vedi, tutti mi conoscono come una ficcanaso... alcune persone non gradiscono che mi immischi" disse imbarazzata "Non vorrei che mi considerassi troppo invadente... "
"Ma qui si parla di Clark e di persone a cui teniamo forse più della nostra stessa vita.." disse Lana in modo concitato, poi si calmò e proseguì "Chloe, se sai qualcosa devi dirlo anche a me! Forse Clark mi ha detto qualcosa che io ora non ricordo perché mi pare senza senso, ma col tuo aiuto potremmo riuscire ad arrivare vicine alla verità."
Chloe guardò negli occhi Lana e annuì con la testa "Martha Kent ha abortito... sembra a causa di un incidente..."
Lana spalancò gli occhi, incredula: "Ha abortito?! ma io non sapevo neanche che lei fosse..." stava dicendo Lana, poi un lampo le attraversò la mente "a meno che… Chloe, Clark ha parlato di un bambino quando eravamo nel cratere dove prima c'era il rifugio anti-tempesta. Aspetta… ora ricordo. Clark era scioccato e più di una volta mi ha ripetuto che sua madre aveva perso il bambino, ma allora.. era tutto vero. Oh Clark! Perché non ti ho ascoltato!?" Lana si mise la testa tra le mani in preda allo sconforto, poi si scosse: "Dobbiamo trovarlo Chloe, costi quel che costi. Hai in mente qualcosa?"
"Ho molti amici a Metropolis... con un pò di fortuna qualcuno potrebbe averlo visto..." Chloe cercò di rassicurarla ma sapeva che Metropolis è molto grande e di giovani dai capelli mori ne è piena... "Adesso vado a fare qualche telefonata... se scopro qualcosa ti chiamo..."
Lana apprezzò il gesto di Chloe e le sorrise più tranquilla: "Grazie Chloe, ok vai.. e ricorda: io confido in te, se c'è qualcuno che può trovarlo, beh quella sei tu.. ora vai, aspetto tue notizie” e quando Chloe si era già un po’ allontanata da lei aggiunse sottovoce “E spero tanto che siano buone”.


Uscendo Chloe richiamò alla mente la conversazione appena avvenuta A volte mi stupisco da sola… La sua affermazione si riferiva alla reazione avuta nel venir a conoscenza che Clark è sparito. Continuava ad avere un interesse verso di lui nonostante l’avesse ferita. Inoltre si rese conto di essere stata troppo impulsiva e d’aver trattato non troppo bene Lana. Stava cercando di chiedermi scusa e non l’ho nemmeno ascoltata La cosa che probabilmente le infastidiva di più era di sapere che Lana non mentiva. Non è capace, le rare volte che lo fa, lo si capisce subito! Fattosi un esame di coscienza capì di essersi quasi commossa. La loro sottile complicità,la fiducia dimostrata da Lana, il suo atteggiamento profondamente dispiaciuto… E intanto si dibatteva nella sua mente questa domanda Possibile che un giorno potremmo diventare amiche?
 
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Clark Kent GdR
view post Posted on 19/4/2004, 11:47




Giorno 3 - Pomeriggio - Metropolis

Clark passò quasi tutta la mattina nel suo appartamento. Sdraiato sul letto, a fissare il soffitto, cercando una risposta alle sue domande. Ma non ne trovò
Decise di andare per strada, a fare due passi. Una bella camminata gli avrebbe potuto fare solo bene.
"Che cosa posso fare?" si domandava "Mio padre mi ha praticamente fatto capire che non vuole avere niente a che fare con me. E non posso dargli torto. Ho ucciso una persona. Ho ucciso mio fratello! Con che coraggio tornerei a casa?" si fermò un momento e concentrò la sua attenzione su una colonna lì vicino "ACCIDENTI A JOR-EL!!!!!" diede un pugno con tutta la sua forza alla colonna. Questa si sbriciolò letteralmente "Come vorrei avere un amico con cui parlare." si fermò un attimo "Un tempo di queste cose ne parlavo o con Lana o con Chloe."
“Chloe……Chloe, Chloe” pensò Clark “La mia amica di sempre. Credo che sono stato innamorato di Lana per tantissimo tempo. Ma adesso che ci siamo messi assieme……non mi sento infatuato come quando ho provato a stare con Chloe. Adesso ogni volta che vedo la mia amica mi batte il cuore forte, forte. Che mi sta succedendo?? Mi sto innamorando di Chloe?? Certo, che se glielo dicessi non ci farei una bella figura. Lei mi ha amato da sempre e io non l’ho mai considerata. A livello di amore intendo. Eccetto quei due giorni l’anno scorso.” Abbozzò un sorriso “Certo che non sono mai contento……ho aspettato Lana per tanti anni……e quando ci sono assieme, cosa faccio?? Mi innamoro della mia migliore amica che mi ci sarei potuto mettere insieme sempre…… Sono un incontentabile.” Cominciò a camminare e continuò a pensare “Ogni volta che pensavo a Lana mi veniva un tuffo al cuore……mi venivano pensieri dolci in mente. Adesso, quando penso a lei……non mi vengono particolari sensazioni. Al contrario, quando vedo Chloe……non posso fare a meno di sentirmi il cuore batter forte. E quando la vedo……accidenti………quando la vedo…spero sempre che stia ancora un minuto, ancora un minuto. Spero che non se ne vada mai.” Scosse la testa “Adesso dovrei solo confessarle cosa provo. Ma come faccio a dire a Lana che dopo due giorni che siamo insieme ho già deciso di lasciarla?? E come faccio a dire a Chloe che dopo molto tempo che non la considero ho cominciato ad accorgermi che esiste?? Accidenti, forse sono questi i problemi di cuore di cui ho sempre sentito parlare. Prima avevo una sola ragazza nel cuore. Adesso ne ho due. Lex saprebbe consigliarmi bene. Se non fosse in viaggio di nozze. Quando arrivo a casa lo chiamo sul cellulare.” Qualcosa però gli fece cambiare pensiero: insieme ad una bella ragazza, proprio davanti a lui, alla fine della strada c’era un altro Clark Kent.
Anche Mr. Hide notò il suo sosia. Mandò via la ragazza in modo non troppo gentile e si diresse verso il suo gemello. Gli si parò davanti e lo scrutò.

“Chi sei tu?” gli fece
“Chi sei tu, piuttosto!!” gli rispose il suo sosia
“Sparisci!!” gli diede una spinta che lo fece atterrare sul tettuccio di un auto lì vicino. Il Clark buono usò la supervelocità per prendere il Clark cattivo con sé e portarlo lontano da occhi indiscreti.
Si appartarono in un vicolo. Clark lo riconobbe, era il vicolo in cui gli era accaduta quella strana cosa.
Il Clark cattivo si rialzò e sferrò un pugno a quello buono, mandandolo a sbattere contro il muro e provocandovi un bel buco. Dr. Jekyll usò lo sguardo incendiario per colpire il gemello, ma non aveva effetto. Mr. Hide si stava avvicinando. Lo prese e lo sollevò. Il Clark buono diede un calcio al suo gemello e lo scaraventò contro il muro opposto. Si rialzò e si corsero incontro a supervelocità. Le mani destre erano chiuse a pugno. Lo sferrarono contemporaneamente. Un’onda d’urto provocò seri danni ai muri lì d’intorno e ruppe qualche vetro di auto nelle vicinanze. Il Clark buono fece per dare un’occhiata, ma quello cattivo non glielo permise. Gli mollò un gancio e lo fece salire sulla scala antincendio. Col pugno. Clark buono si rialzò. Cercò di fuggire sul tetto, ma l’altro Clark lo raggiunse. Spararono contemporaneamente lo sguardo incendiario e il risultato fu che adesso il loro ring era infuocato. Clark buono diede fuoco ai pantaloni di Clark cattivo. Lui si distrasse e Clark buono ne approfittò. Con la supervelocità lo ributtò nel vicolo lì vicino. Un volo di una quindicina di metri. Clark buono atterrò sopra a Clark cattivo. Mr. Hide lanciò lontano Dr. Jekyll che andò di nuovo a sbattere contro un muro. Si avvicinò. Gli mollò una serie di pugni. Perfino per la resistenza di Clark erano forti e non avrebbe resistito a lungo. Lo lanciò contro dei bidoni lì vicino, rovesciandoli tutti. Clark buono ci mise un po’ di più a rialzarsi. Si guardò le mani. Il sangue gli stava ribollendo in esse, chiaro segno che della Kryptonite era lì nei paraggi. Scrutò con la vista a raggi X e la trovò. La prese in mano. Anche l’altro Clark la vide e si precipitò a prenderla. La toccarono nello stesso istante. In quel momento un dolore lancinante attraversò tutto il corpo di Clark e lui si ritrovò solo, nel vicolo. Stava male, aveva la Kryptonite in mano. La lasciò andare e si diresse lontano da lì. La maledizione era finita. Ma adesso si doveva far coraggio e tornare a casa. Affrontare i suoi demoni. Ne sarebbe stato capace??
 
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Jonathan Kent GdR
view post Posted on 19/4/2004, 11:50




Giorno 3 pomeriggio - nei pressi dell'ospedale

Uscita dal Talon, Chloe ritenne necessario far visita alla signora Kent. Sfortunatamente in ospedale le infermiere la informarono che stava riposando.
“Accidenti! Non ci voleva!” Uscita fuori nelle vicinanze del parcheggio incontrò Jonathan Kent. Era affaticato e si reggeva a stento all’impiedi.
All’inizio, per la gran fatica, non si accorse della presenza della ragazza che dovette avvicinarsi e parlare per farsi notare.
“Salve signor Kent! Ho saputo la triste notizia… Mi dispiace…. Ero venuta a far visita a sua moglie, ma mi hanno riferito che al momento sta riposando…” disse quasi intimidita.
“Ciao Chloe, grazie per il pensiero, sei molto gentile a preoccuparti.” Rispose affannosamente Jonathan.
“Potrei sapere le sue condizioni? E’ grave?…. Il dottori non possono darmi nessuna notizia…”
“Fortunatamente adesso sta meglio, il peggio e’ passato… dovrebbe rimettersi presto.”
“Come è successo?…. Ho visto il suo furgone malridotto... ha avuto un incidente? E così che sua moglie ha abortito?" Chiese freddamente, lasciandosi sfuggire quella parola senza neanche accorgersene. Appena se ne rese conto si arresto’ immediatamente e rimase in silenzio con aria di imbarazzo.“Non so chi ti abbia potuto parlare di questa storia, insomma… del nostro bambino ma…” Jonathan, in quel momento, non aveva la forza di indagare sull’origine della voce che a quanto pareva si era sparsa in fretta, sia perche’ era molto stanco sia perche’ aveva notato che la ragazza era rimasta in difficolta’ per quella domanda “… Si’, purtroppo questa e’ stata la causa.” Di colpo riprese le sue pacate forze per stringere energicamente il pugno e sbatterlo sul cofano di un’auto parcheggiata li’, con fare avvilito e sconfortato. Quando riprese lucidita’: “Il furgone e’ totalmente andato… ho dovuto abbandonarlo in mezzo alla campagna. Ha retto tutta la notte ma poi e’ crollato.”
“Dopo tutti questi eventi sarete afflitto… non vorrei sembrare insensibile, ma è da un po’ di tempo che Clark è sparito… sapete dove posso trovarlo?”
“Chloe, Clark e’ fuggito via… e’ una storia abbastanza lunga. Anch’io vorrei sapere dove si sia cacciato; l’ho cercato tutta la notte ma la cosa non ha avuto un buon esito. Anzi, Chloe… se per caso ti capitasse di avere qualche sua notizia…”
“Senza dubbio se dovessi scoprire dove si trova … ve lo comunicherò subito…”
“Grazie Chloe, so di poter contare sul tuo appoggio” Le disse poggiandole la mano sulla spalla.
“Adesso si è fatto un po’ tardi…Dovrei andare, spero che la signora Kent si riprenda presto…” Chloe stava per voltarsi e andarsene quando ebbe come una folgorazione. Anche se non era possibile notarlo, la sua “folgorazione” non era casuale. Venendo in ospedale, aveva ben preparato ogni singola domanda da porre a uno dei due coniugi. “A proposito…. Sono passata a casa vostra e ho notato quel crepaccio…”.
“Ah…si…” Rispose Jonathan con il disagio di chi non riesce a trovare su due piedi una scusa.“Sa già come si sia formato? Se non sbaglio in quel punto c’era il rifugio anti-tempesta… giusto?”
“Si...”
“Sono un po’ confusa… è sicuramente avvenuta un esplosione… ma che tipo di materiale che si trovava nel rifugio avrebbe potuto causare un danno simile?” Chloe si rese subito conto dall’espressione di Jonathan di aver tastato un argomento delicato e subito continuò a parlare “Ormai sta diventando un attrazione…” sorrise “Non la trattengo oltre… sua moglie potrebbe essersi già svegliata… Arrivederci signor Kent” e si incamminò verso il parcheggio.Jonathan provò per un attimo un senso di liberazione per il congedo della ragazza, che stava diventando un po’ troppo insistente, ma per fortuna aveva capito che stava in un certo senso provando ad oltrepassare il confine della ormai consueta “riservatezza dei Kent”.

Si voltò per proseguire verso la stanza della moglie che da poco si era svegliata.
“Jonathan!” Esclamò ansiosa Martha.
“Martha, eccomi!” Subito l’abbracciò calorosamente. “Mi sei mancata…”
”Jonathan finalmente, allora hai notizie su Clark?”
“No, Martha. L’ho cercato dappertutto.”
”Non è possibile, dove sarà andato. Come avrà fatto tutto questo tempo senza di noi?”
“Non preoccuparti, sai chi è Clark. Lui è forte, se la saprà cavare. E sa anche valutare quanto teniamo a lui e quanto lui tiene a noi.”
“Non ce la faccio più a stare senza Clark, mi manca troppo.”
“Tornerà… Non preoccuparti, andrà tutto per il meglio. Non permetterò che il destino mi porti via due figli in una volta!”
”Spero che andrà tutto per il meglio e non voglio agitarmi troppo.”
“Adesso stai tranquilla. Devi pensare a guarire e a rimetterti in forze. Questa è la cosa più importante al momento. Presto avrò bisogno del tuo aiuto…” Disse Jonathan cercando di distrarre la moglie preoccupata. La strinse forte a se mentre il sole,desolatamente, salutava la vallata all'orizzonte...
 
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Luke Martinez GdR
view post Posted on 19/4/2004, 11:52




Giorno 3 - Oceano Atlantico

All'orizzonte il sole si avvicinava rapido alla superficie del mare. Delle nubi si stavano addensando a nord, da dove spirava un forte vento. Gli alberi erano scossi dalle sue raffiche, parea ululare rabbioso.
Uscendo dall'acqua Luke provò dei brividi. Con sé portava la sacca realizzata con la propria camicia piena di ricci di mare, vongole e un grosso granchio. Il rischio preso affrontando il mare gli era valso.


"Lex" disse ad alta voce. Si guardò attorno, ma nessuna voce rispose. Avrà avuto fame, sono stato via a lungo, ed è andato a cercar qualcosa.

Martinez prese riparo dentro il capanno, restavano d'aprire quei ricci; non sarebbe stato semplice e indolore ma non potevano cibarsi di frutta in eterno.

Entrambi stavano facendo la loro parte, doveva essere così. I lunghi viaggi in mare l'avevano temprato; nessuno però può essere preparato a un'esperienza come quella. Non aveva molte più speranze di Lex. Il tempo correva e loro due, aggrappati a un lembo di terra, sfidavano la sorte per ogni attimo di vita in più.

Le mani di Luke non tardarono a ferirsi con le spine di quei frutti di mare. Pulì tosto le gocce di sangue.. quando a un tratto l'anello iniziò a dargli fastidio. Era lì al suo dito ed era caldo. Sfiorò la superficie del cristallo rosso per togliervi il sangue e percepì quello strano tepore. L'aveva da più di un anno e mai era accaduta qualcosa del genere. Istintivamente lo sfilò dal dito; Alexander l'aveva pur avvertito del pericolo che poteva celarsi.

Mille dubbi affollarono la sua mente.
"Perché...?" pronunciò, infine, disorientato.

Tutto però iniziava ora ad aver senso; in qualche modo era possibile sviluppare una reazione.. e Lex doveva saperlo.
Qualcosa sull'isola ha dato l'innesco. Ma non c'erano dettagli che potessero aiutare a capire. Se Alexander ricordasse con precisione, ci tirerebbe fuori da questo impiccio!

Luke soppesò bene l'unica informazione in suo posseso: la LuthorCorp aveva sperimentato l'impiego di quelle rocce aliene per realizzare fertilizzanti ...o così tentò di fare: era stanco e la febbre, ormai alta, toglieva certezze ai suoi pensieri. Non sarà che possono esplodere?! si disse quasi divertito. L'idea gli saltò in mente improvvisa, ma forse non del tutto fuori luogo. Da qualsiasi fertilizzante è possibile ottenere una bomba.. e questo minerale per di più ha effetti ancor maggiori. I risultati c'erano, ma il livello 3 è stato chiuso! Qualcosa dev'esser andata storta.

Per qualche minuto continuò a fissare l'anello mentre lo stringeva tra le dita. Lo mise a fuoco cercando incosciamente di svelarne il mistero. La vista di Luke però si stava lentamente annebbiando. Portò la mano alla fronte, scottava. Non poteva perdere altro tempo. Se esiste qualche probabilità di successo, è una carta che va giocata. Riuscirò ad accendere un fuoco con questo anello, troverò il modo!
 
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Penny Lane Rookwood GdR
view post Posted on 19/4/2004, 11:55




Giorno 3 sera - Smallville, Casa McRan

Penelope Lane Rookwood si risolse a raggiungere i comuni mortali nel soggiorno, era stata una giornata placida ma noiosa, persino Gandalf era irritato da tanta quieta tranquillità, e acciambellato su un guanciale del letto osservava la padrona, pettinarsi i lunghi capelli castani.
La giovane s’ era concessa un bagno rilassante, poi con la pazienza di chi non ha nulla da fare, aveva vagliato il suo ampio guardaroba, in cerca di un buon abito.
Il cellulare sul comodino trillò, un suono acuto, che fece miagolare il gatto.

“ Diamine… Stai calmo, Gandalf, sarà Wendy, non imparerà mai a trattare gli uomini… E le amiche” borbottò, con un gesto automatico prese la linea.
L’ altro riagganciò. Era la quinta volta nell’ arco di sedici ore.
Un brivido le percorse la schiena, schioccò le dita e raggiunge il soggiorno, dove Wanda MacRan aveva allestito il tavolino per il tè, con il cesto d’ argento foderato da una tovaglia dai sofisticati ricami rossi, e la tazze del miglior servizio della casa, aveva raccolto i capelli vaporosi e luminosi come neve, in una severa crocchia sulla nuca, ed indossato un vestito scuro, su cui brillava una croce d’ oro.
Arthur William Archer aveva quasi quaranta anni, il volto era segnato da sottili rughe intorno agli occhi color nocciola, e da uno sguardo stranamente malinconico, che poteva mutarsi in una severità che persino la sua figlioccia, Penny Lane aveva imparato ad evitare.
Era un uomo alto e robusto, di quella stazza dovuta ai muscoli, più che al grasso, e la sua testa dalla chioma castana, sfiorava quasi lo stipite della porta; Arthur Archer avrebbe potuto incutere timore, e la sua presenza era una sicurezza, per due donne sole, ma il carattere ombroso e riservato di quel avvocato di Metropolis, gli impediva di socializzare pienamente con altri che non fossero la sua vecchia tata e la figlia dell’ unica donna che avesse mai amato e seguitasse amare con la disperazione che l’ aura da maturo e pratico signore nascondeva.

“ Lana Lang… Sì, bevvi un buon caffè da lei, inoltre non mi risulta sia mai stata arrestata per adescamento o taccheggio” commentò con voce profonda Archer.
“ Arthur, non è il modo di parlare a casa mia, di un’ amica di mia nipote !” lo riprese con decisione Wanda McRan.Archer s’ accostò alla finestra : Mi perdoni, ma dovevo essere certo che la casa non finisse in mani sbagliate” si giustificò, mentre si perdeva nei colori della sera.
“ Uhm… La parola della tua Penny non basta, zio ?”
“ Certo… Penny è il tuo cellulare ?” domandò Arthur Archer.
Penny scrollò le spalle : Lascialo là” concluse piccata.
 
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Lana Lang GdR
view post Posted on 19/4/2004, 11:57




Giorno 3 sera - ore 19 circa, casa McRan.

Lana arrivò nei pressi della casa della zia di Penny Lane, la sera prima al Talon la ragazza le aveva scritto su un fazzolettino l’indirizzo preciso, così le fu molto facile trovarla. In realtà conosceva molto bene quella casa: era infatti una di quelle che esistono a Smallville da sempre, come del resto lo era la casa dove tempo prima abitava con Nell. Questo le portava alla mente tanti ricordi e si stupì che la maggior parte fossero belli e le regalassero sì sensazioni nostalgiche, ma anche altrettanti bei pensieri.
Fu così che Lana si ritrovò ben presto di fronte alla porta della casa e un po’ incerta suonò il campanello: DLIN DLON. Era un po’ in ritardo, la giornata non era stata facile, aveva avuto tantissimo da fare e l’incontro con Chloe l’aveva sollevata e allo stesso tempo distrutta.
Penny Lane sussultò, Lana era arrivata e la ragazza sperò di essere riuscita a convincere un uomo tanto gentile, quanto intransigente, come Arthur William Archer, al fine di ingraziarsi l’ anziana zia, Penny aveva indossato un abito regalatole per Natale, di cotone color ametista:
“ Sono certa che si tratti di Lana, è molto scrupolosa e puntuale”. Disse Penny : “ Vado a riceverla”.
La signora McRan e l’ avvocato Archer annuirono quasi distrattamente; Penny Lane raggiunse l’ uscio e girò la chiave nella serratura tre volte.
Lana Lang le parve agitata come lei, Penny dissimulò il disagio
" Sei pronta a lottare, gladiatrice ?" rise. "Avanti, Lana, li ho quasi convinti, manchi solo tu”.
Lana guardò Penny negli occhi e rispose con aria spavalda: "Prontissima Penny!" poi seriamente aggiunse: "però sono un po' emozionata"
Penny richiuse accuratamente la porta e la prese sotto braccio, dirigendola verso il salone, parlando in tono superficiale : “Il signor Archer ha detto di aver preso un caffé al Talon, un pò di tempo fa, e di sapere che sei una ragazza riservata, ah... Mi raccomando, non far caso ai peli di gatto sul divano".
Lana si lasciò condurre all’interno della casa sotto braccio a Penny: "Eh eh, figurati Penny, ormai Gandalf è entrato nel mio cuore” rise Lana.
"Fosse così anche mia zia..." sospirò Penny, le mostrò il corridoio : " Questa è l' anticamera, adesso svoltiamo a destra e ... Eccoti uno splendido soggiorno arredato con la signora Wanda Marie McRan al divano, e sir Arthur Archer a guardare malinconico alla finestra" Penny fece cenno a Lana di entrare nella stanza, illuminata dal lampadario e dalla fioca luce che filtrava dalla finestra.
"Penny hai una bellissima casa…” disse Lana mentre, sempre al braccio di Penny, faceva il suo ingresso nel soggiorno “Buonasera” disse un po’ imbarazzata.
Arthur Archer le si accostò:
"Buonasera, signorina Lang, sono Arthur Archer, lieto d' incontrarla" disse gentile e le porse la mano.
Lana rimase molto impressionata dai bei modi di questo elegante signore, l'apparenza era già stata ottima:
"Salve signor Archer, anche io sono lieta di conoscerla" gli rispose Lana e timorosa porse la mano a sua volta. La sua stretta era forte come quella degli altri uomini della sua età, ma allo stesso tempo delicata e Lana ne rimase sorpresa perché di solito la sua piccola manina da bimba veniva regolarmente stritolata durante le presentazioni, seppur involontariamente.
Egli sorrise :
" Penny Lane mi ha parlato molto bene di te, e so che talvolta... Non mente, come in questo caso" l' uomo rise e guardò l' espressione da offesa di Penny. Una gracile donna anziana si sporse leggermente dai cuscini cremisi del divano : " Buonasera, cara, perdonami se non mi alzo, ma... Questa umidità mi rende le ossa dolenti, sono Wanda Marie McRan, la pro-zia di Penny, accomodati pure e dacci il piacere di offrirti qualcosa" chiosò.
"Oh, buonasera signora McRan" Lana appariva un po' frastornata, era la prima volta che si trovava in una situazione come quella e non aveva ben chiaro il modo corretto in cui ci si dovesse comportare, ma provò ugualmente a fare del suo meglio e a comportarsi come un’ adulta "Stavo dicendo a Penny che ha una bellissima casa signora. La mia fama è giunta a voi vedo, ma anche Penny Lane mi ha raccontato di lei e del signor Archer, quindi oggi ero molto ansiosa di conoscervi" disse Lana spostando lo sguardo su Penny per un attimo, come a volere una conferma se stesse andando bene. Subito dopo seguì l'invito della signora McRan e si sedette su una poltrona di fronte a loro.
" Ero ansiosa pure io, sei la prima amica che Penny porta a casa, cosa desideri : un té, del caffé ? Qualche dolce ?" domandò la signora McRan, mentre Penny si sedette di fronte a Lana con l’ intenzione di scrutare le mosse dei tre, ed Arthur si accomodò vicino alla signora.
"Un tè lo prendo con piacere signora, grazie è molto gentile" le sorrise Lana, poi aggiunse con ironia: "spero di essere all'altezza visto che ho l'onore di essere la prima amica che Penny le presenta”
Penny afferrò un biscotto dal vassoio d’ argento a forma di cestino : " Oh... Non ti formalizzare, Lana, non con noi, anzi, visto che POTREMMO essere vicine di casa" Penny fissò intensamente Archer : " dovremmo familiarizzare".
"Hai ragione Penny, cercherò di essere più disinvolta, anche perché mi sembrate persone molto simpatiche e affabili" Lana approfittò e prese un biscotto anche lei, per poi sistemarsi più comodamente nella poltrona.. finalmente stava riuscendo a rilassarsi un po’.
" Le conviene trovarmi simpatico adesso, signorina Lang, quando dovrà pagarmi l' affitto potrei risultarle assai sgradito... E' sempre così, Penny mi ha riferito che persino un piccolo appartamento come il mio le andrebbe bene, o sbaglio ?" disse disinvolto Arthur Archer, con un sorriso tranquillo mentre sorseggiava il tè senza sporcarlo con zucchero o latte.
"Si figuri signor Archer, se mi prendo l'impegno di un affitto vuol dire che non avrò problemi a pagarlo. Ovviamente se il prezzo sarà troppo alto lascerò perdere e troverò un'altra sistemazione.. come forse Penny le ha già spiegato io sono una studentessa che lavora e qualcosina da parte ce l'ho.. ma non così tanto come qualcuno più adulto di me. Perciò sì.. a me andrebbe più che bene anche un monovani con bagno e cucina. Anzi questo sarebbe già un sogno per me, visti gli affitti che ci sono perfino su buchi piccolissimi" Lana aveva parlato con franchezza e si chiese se avesse esagerato, infatti l'espressione sul suo volto la tradì.
Archer annuì, volle stemperare quella tensione che sembrava far apparire lui e la graziosa signorina Lang come teste di un processo :
" Sì, comprendo, i prezzi stanno lievitando anche a Smallville, purtroppo; comunque ho messo dei sanitari nuovi nel bagno, e ho rinfrescato le pareti, ovviamente potrà dipingerle di nuovo, sempre che eviti il rosa confetto" aggiunse l’ uomo, trattenne una risata, e con rammarico s’accorse d’ essere al guinzaglio di tre astute donne.
"Non si preoccupi, il rosa confetto non è un colore che amo particolarmente per le pareti" ridacchiò Lana con aria furbetta "seriamente, non si faccia problemi signor Archer, io sono qui per ascoltare la sua proposta, mi chieda quello che ritiene più giusto e io valuterò se posso permettermelo" disse Lana pensierosa, in realtà VOLEVA quell' appartamento, era un'occasione che forse non le sarebbe capitata mai più…
Wanda McRan e Penny Lane si volsero verso Archer era il momento della verità, una cifra sbagliata e l’ uomo avrebbe perduto un’ acquirente, due amiche e forse la vita :
" Bene... Il vile denaro... Signora Lang, suppongo che 450 dollari le sembrino troppi, ma se volesse visitare la casa ed accertarsi del suo stato, non ci sono problemi..." azzardò Athur.
Lana dopo aver appreso la tanto sospirata cifra richiesta dal signor Archer stette un momento in riflessione… vide che tutti la osservavano con impazienza, mentre lei era impegnata a fare un po' di conti nella sua testa:
Forse 450 possono andare.. me ne avesse chiesti 600 avrei già sforato senza neanche farmi i conti.. pensava. Poi sollevò il capo e dichiarò: "Vabene, accetto signor Archer. Scusate se la mia risposta si è fatta attendere, ma valutavo con cura se tra qualche mese andrò in banca rotta.. ovviamente scherzo! Anzi mi sembra un prezzo ragionevole e a questo punto mi piacerebbe vedere la casa, è possibile?"
" Certamente, signorina Lang, quando vuole la potrà occupare... Non le chiedo alcun anticipo, pagare alla fine dei primi 30 giorni" concluse Acher sollevato.
"Oh bene, la ringrazio. Le assicuro che non ci saranno problemi." anche Lana appariva sollevata, e visto che il clima sembrava favorevole azzardò una proposta forse bizzarra "signor Archer, le sembro strana se le chiedo se posso traslocare stasera stessa? Se ci sono problemi me lo dica pure, è che io sono in una situazione un po' .. precaria" confessò imbarazzata.
Archer sorrise e disse:
” Si ho una casa a Metropolis, l' appartamento è sgombro, può sistemarsi anche fra 10 minuti" Penny assentì: “Se avessi bisogno di una mano per il trasloco, io potrei aiutarti, che ne pensi ?
E anche lo zio lo farebbe, vero ?” aggiunse con voce melliflua Penny.
”Non lascerei due fanciulle in difficoltà, sono a vostra disposizione!” accettò allegramente Arthur.
“Siete delle persone gentilissime e io non vorrei approfittare troppo, in ogni caso sono poche cose da portare in casa, giusto l'essenziale per dormire questa notte. Vi ringrazio moltissimo"
La signora McRan e Archer ricambiarono le cortesie.

Un'ora dopo Lana, Penny e il signor Archer stavano finendo di portare dentro l'ultimo scatolone e un po' affaticati decisero di inaugurare la cucina mettendo su un caffè:
“Signor Archer, lo preferisce forte o leggero il caffè?" chiese Lana preparando la caffettiera.
" Un caffé forte, signorina Lang, provi subito i fornelli, sono quasi nuovi, ma è meglio che sia presente" rispose Arthur. " Ci salva da una detonazione ?" scherzò Penny. " Non sono sicuro di volerti salvare o di preferirti alla diavola, Penelope Lane Rookwood". Penny rise e dette un leggero pugno sulla spalla dell' avvocato.
"Certo, un caffè forte in arrivo.. e senza esplosioni! A quanto vedo i fornelli vanno tutti benissimo, si vede che sono nuovi" Lana si guardò un po' intorno coccolandosi nel pensiero che da quella notte anche lei aveva nuovamente una casa e un comodo letto. Era stufa di dormire sul divanetto smollato del Talon. Quella del signor Archer inoltre era anche una casa molto carina da quello che aveva potuto vedere una volta entrati: "Il caffè è pronto, tenga signor Archer" disse porgendogli la tazzina "ecco Penny, anche per te, se lo vuoi più zuccherato dimmelo" ormai Lana si sentiva a casa. Inoltre preparare il caffè la metteva a suo agio visto che ormai era un 'esperta.
" No, grazie, già dovrò sorbirmi il latte col miele, un pò di sano caffé mi farà bene... Gandalf... Non è il tuo divano !" Penny richiamò a sé la bestiola, che per ripicca non si lasciò sollevare tra le braccia della padrona : " Comandi tu ?" lo provocò Penny. Il gatto lasciò intendere di sì.
"Lascialo giocare Penny" Lana era troppo divertita dalle movenze buffe di Gandalf, sarebbe stata lì a guardarlo per ore. Poi si ricordò che a qualcuno lì presente avrebbe potuto dar fastidio: "Sempre che il signor Archer sia d'accordo, visto che questa è ancora la sua casa" disse Lana sommessamente e con espressione compunta, come se a fare la sfacciata fosse stata lei e non il micio.
" Gandalf, io adoro quel gatto, il solo maschio capace di farsi valere fra le McRan" rise, poi tornò serio. " Inoltre la casa è tua, il gatto è di Penny, siamo i suoi primi ospiti signorina Lang". " Povera Lana, spero che in futuro abbia compagnie migliori" scherzò Penny Lane.
"Allora siamo d' accordissimo su questo, signor Archer: quel gatto è splendido e spero che Penny mi lascerà strapazzarlo un po' qualche volta. Tutto quel pelo ogni tanto va sprimacciato!" Lana ci rise su, ma Gandalf non sembrava molto d'accordo, visto che subito scelse di andarsi ad accucciare in grembo alla padroncina.
" Questa piccola peste ha bisogno di essere sprimacciato, Lana, è il re della casa... Uhm... Sentite odore di bruciato, vero ? Mia zia sta preparando la cena" rise Penny.
"Ah ah, Penny se la cena è come l'ottimo tè che ho bevuto a casa tua, sono sicura che sarà ottima"
Arthur Archer s' alzò, superava Penny di quasi 30 cm : " A ognuno il suo calvario, io sono un pessimo cuoco, Penny" esclamò con un tocco d' amarezza.
" Sì, mia zia è brava ai fornelli, Arthur puoi cenare da noi ?" . " No, preferisco tornare a casa... Sta bene, signorina Lang ?" chiese.
Lana rimase stupita per la domanda, ma evidentemente la stanchezza ormai si faceva vedere anche all’esterno.. era giunta l’ora di riposarsi un po’, un buon sonno le avrebbe fatto bene. Quella notte avrebbe dormito tranquilla:
"Oh sì grazie, sono solo un po' affaticata dalla giornata... ma ora farò un bel bagno caldo, sgranocchierò qualcosa e poi dritta a letto. Sono stata benissimo in vostra compagnia e mi avete dato un aiuto inimmaginabile.. non so come ringraziarvi.." ci pensò un po’ su poi aggiunse "Beh.. in realtà sì che lo so.. una di queste sere vi invito a cena io, non appena mi sarò sistemata per bene e naturalmente pretendo la presenza di tua zia, Penny e del nostro bel gattone qui presente"
" Sarebbe un piacere, signora Lang" disse subito Arthur Archer. " E' vero, Lana, mi piacerebbe vederti come perfetta padrona di casa, e smuoverò mia zia, quanto a Gandalf, lo metto in borsa" asserì tranquilla, i tre ( col gatto) si avviarono alla porta.
"Benissimo, posso essere soddisfatta." Lana aprì la porta d'ingresso "vi auguro una buona serata, a presto signor Archer, Penny noi probabilmente ci vedremo domani" le disse sorridendole e sfiorandole la spalla con la mano.
Penny sorrise :
" Lo spero, Lana, buonaserata a te" le rispose. Archer le strinse la mano : " E' stato un piacere trattare con lei, signorina Lang, arriverderci e buona permanenza" si congedò.

Rimasta sola, Lana girò parecchio per la sua casetta. Era accogliente, più spaziosa di quello che avrebbe potuto pensare vedendola dall’esterno e di come gliel’aveva preventivamente descritta il signor Archer. In realtà la casa, leggermente rialzata dal piano terra per mezzo di una verandina, era molto più di un semplice monovani, aveva più l’aspetto di una dependance: era costituita da due stanze da letto, delle quali la principale e la più spaziosa dava sul bellissimo viale alberato di Preston Street. Durante i tramonti autunnali quel viale si riempiva di colori ed il manto di foglie secche, cadute formava un tappeto soffice sul quale poter fare lunghe passeggiate.
Ne gioverà perfino la mia forma fisica pensò Lana, guardando fuori dalla finestra. Quel paesaggio infatti l’avrebbe di certo invogliata ad alzarsi presto al mattino per fare una corsetta. Ovviamente questi erano i buoni propositi iniziali, che come succede spesso poi cadono nel vuoto per mancanza di voglia e tempo, ma quella casa aveva un che di familiare che la metteva di buon umore e la riempiva di speranze. Passò nella stanzetta accanto, molto più stretta della precedente: era così piccola che avrebbe potuto farne una cabina-armadio, visto che abitava da sola e non ne avrebbe avuto bisogno, mentre i suoi vestiti… loro sì che necessitavano di aria e di spazio! Anni di shopping e di esitazione nel buttare via le cose vecchie l’avevano portata ad accumulare quintali di roba e questo le ricordò che molto era ancora a casa di Chloe. Le sarebbe convenuto recarsi lì al più presto a recuperare tutto e a ringraziare il signor Sullivan per l’ospitalità; era una cosa che le metteva ansia, ma prima o poi doveva farlo.
Continuando il giro si ritrovò di nuovo nella cucina, appoggiò le mani sul tavolo e si chinò ad afferrare uno dei biscotti che la signora McRan aveva insistito per farle portare via. Dalla porta socchiusa della stanza da bagno, si udiva il flebile scroscio dell’acqua che lentamente riempiva la vasca e con questo costante e ipnotico sottofondo, Lana sognava ad occhi aperti un nuovo inizio.
 
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94 replies since 2/2/2004, 02:21   38071 views
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