Dopo l'idea di Cindy dei Promessi sposi, io vi propongo l'inferno di Dante adattato
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita. Infatti la strada era tutte curve e incominciavo ad avere il mal d’auto. Stavo andando in un posto che non può esser nominato. Giacché la sua superiore bellezza è innominabile. Io sono Clark Kent e sto per andare sul monte più alto del creato, sto per salire in paradiso, altrimenti chiamato Krytpon. Lì finalmente rincontrerò mio padre biologico. Ma ecco che arrivo ai suoi piedi e scendo dall’auto. Lì comincio a salire. Salgo, salgo, salgo finchè la luce che vedo in alto non è sempre più vicina. Sono quasi arrivato, ma proprio lì davanti mi si para una bestia mitica: è una chimera, ma dalla bocca non sputa fuoco, bensì pezzi di roccia verdi……mi sento debole e indietreggio. Essa avanza e io non so che fare. Ritorno indietro, faccio per montare sul camion quando una mano mi ferma e mi fa «fermati figliolo». È Jonathan Kent, la mia guida per tutti gli anni che ho avuto. «Non indietreggiare, ma affrontale» al ché io rispondo «Padre, come posso affrontare un nemico che mi attacca a Kriptonite?» (ricordo che Dante ha scritto dei versi Chiamati Rime petrose……anke io scrivo qualcosa con le pietre) «Tornar indietro tu non puoi» mi risponde con tanto ardire da farmi sussultare «ma troveremo un’altra via, più lunga, ma che ti farà vedere tutto ciò che hai bisogno.»
Così per man mi prese e mi portò qualche metro più in là. Lì c’era una porta che aveva sullo stipite incise delle parole in una lingua sconosciuta agli uomini, era Kriptoniano. «Padre» feci io «Il lor senso m’è duro» gli chiesi spiegazioni e lui «Figliolo ebete, se non traduci è molto più duro per me»
Così a tradurre mi accinsi e dissi parole che per sempre in mente mi resterai impresse..
«“Per me si va nella città dolente
Per me si va ne l’eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente
Tanti ormai non son più gli stessi
Da quando ormai 13 anni son
Che meteoriti dal cielo caddero
E cambiaron le sorti lor
Lasciate ogni speranza voi che entrate
E insieme con essa anche telecamere e macchine fotografiche con flash
E cibi e bevande”»
«Figliolo» mi disse il padre mio «Che tu non capisca mi sorprendo assai. Per qui si va in Smallville, città dei tuoi, ove sei cresciuto e hai amato»
La mia mente più chiara si fece, a sentir quelle parole mi sentii rinascer, avrei rivisto i miei amici e anche i nemici
«Ma devo avvertirti figliuol che la nostra città non è più la stessa, molti cambiati son, ma non ti crucciar» aggiunse vedendo in mio sguardo preoccupato «La tua guida sarò e dove non comprenderai ti illustrerò (prima rima!!!)» così ci incamminammo attraverso la porta che per la quale a Smallville ci saremmo trovati. Molti amici avrei ritrovato, ma il padre mio avea detto che molto era cambiato. Cosa avrei visto e come mi sarei comportato? Vedendo il mio paese in un inferno mutato……