| Non è facile mantenere un contegno in una stanza semivuota, quando nella stanza accanto una bella donna nuda si sta lavando. No, non è facile per niente.
Lucas gironzolava irrequieto per la stanza, lanciando rapidi sguardi alla porta di comunicazione aperta quando la sua traiettoria ce lo portava accanto. Aveva scambiato la tuta da motociclista per dei semplici vestiti neri, molto stile Luthor – a parte il logo degli Iron Maiden sulla t-shirt. Alla fine si fermò accanto alla porta, poggiando le spalle contro la parete e incrociando le braccia. Da quella posizione, il fianco metallico di un armadietto gli rimandava il riflesso sfuocato ma affascinante di Helen, che si era inerpicata in uno dei larghi lavandini del laboratorio e inarcava con grazia un braccio sulla testa, per insaponarsi l'ascella e il seno.
Helen lanciò di sottecchi uno sguardo e notò che Lucas la stava osservando. Con fare disinvolto alzò ancora di braccio in modo da lasciare sempre meno spazio alla fantasia dell’osservatore. Il suo viso non veniva riflesso così poté lasciarsi andare a un vago sorriso quando disse:
-Pensi che dovrai farmi da cane da guardia ancora a lungo?
-Finché non lo dice Lex.
-Già Lex, chissà se si ricorda ancora di noi…di te…Che dici? Mentre noi siamo qui, lui sta facendo i suoi interessi. Chissà se sono anche i tuoi...
-Non mi piace questo discorso- rispose nervosamente Lucas. Rialzò la testa a guardare il riflesso nel metallo - incontrò lo sguardo di Helen.
Staccatosi dalla parete, si piantò sulla soglia serrando gli stipiti con entrambe le mani. Helen non batté ciglio. Avvolta in un telo da bagno, i capelli sgocciolanti sulle spalle nude, con una salvietta si asciugava le mani, le braccia, continuando a guardare Lucas dritto negli occhi. Lui si passò la lingua sulle labbra...
...e un lampo bianco esplose alle sue spalle, accompagnato da un rumore assordante. D'istinto, Lucas si girò a fronteggiare il pericolo, arretrò, andando a sbattere contro Helen, che d’istinto lo afferrò per le spalle.
- Lucas!
- Lasciami, dannazione! – ringhiò lui, liberandosi senza complimenti. Nella stanza accanto altri proiettili entrarono sibilando dalla finestra, in una pioggia di schegge. Uno andò dritto ad incendiare la brandina, l’altro fu deviato dalle sbarre e si schiantò in mezzo al pavimento.
“La chiave!”
Lucas si buttò avanti alla disperata, lo sguardo fisso sulla giacca appesa alla parete di fondo, già lambita dalle fiamme. Helen si senti mancare la terra sotto i piedi per qualche secondo. In mezzo alle fiamme e al fumo aveva perso di vista Lucas e un momento di terrore l’attraversò, quando immaginò se stessa intrappolata quella stanza morire lentamente. Lucas era un Luthor, il tradimento faceva parte del suo DNA. Istintivamente si mise ad urlare aiuto. Anche se nessuno l’avrebbe soccorsa. Poteva essere veramente la fine.
Come un ballerino dell’Inferno, Lucas fu costretto a saltellare in punta di piedi per schivare i rivoli di fuoco bianco che scorrevano sul pavimento. “Cosa diavolo può bruciare sul marmo? Fosforo? Napalm?” Di una cosa era certo: se uno schizzo di quella roba gli si fosse attaccato, gli avrebbe consumato la carne fino all’osso.
Una manica della giacca già fumava, avvampò nel momento stesso in cui tese la mano a prenderla. Con un’imprecazione affondò la mano tra le fiamme, strappò la tasca e ne fece cadere il prezioso tesserino di plastica. Il tempo di chinarsi a raccoglierlo, già una cortina di fuoco si era estesa per la stanza nascondendo alla sua vista la porta di comunicazione. Senza badare alle grida di Helen, rimasta bloccata dall’altro lato, Lucas strisciò il passi nella serratura. Il battente si aprì di un palmo – si bloccò senza motivo apparente. Il giovane infilò nella fessura le mani, gli avambracci – spinse con la forza della disperazione, incuneando nell’apertura una spalla, una gamba…
La porta cedette, facendolo rotolare nel corridoio. Battè malamente un ginocchio, si rialzò barcollando. Girò intorno lo sguardo – a un’estremità del corridoio brillavano delle fiamme, da dietro l’altro angolo filtravano spirali di fumo acre. Si voltò verso la porta…
…e Helen gli piombò addosso, cadendo con lui. Aveva bagnato il vestito procuratole da Lucas, il telo di spugna inzuppato che aveva usato come scudo tra le fiamme fumava annerito in più punti, le salviette avvolte sui piedi nudi bruciavano. Helen se le strappò con un grido, Lucas le avvolse il telo intorno ai piedi stringendo forte, fin quando non fu sicuro che le fiamme non si sarebbero riaccese. Rimasero a terra ansimanti, stretti insieme, guardandosi intorno come animali in trappola.
- Siamo bloccati, Helen!
- Non possiamo tornare indietro! – la giovane donna si tirò su in ginocchio, puntando una mano al suolo per rialzarsi. – Proviamo di là, forse c’è ancora un…
- Aspetta! – Lucas la afferrò per un braccio. – Aspetta, guarda!!
Prima che Helen riuscisse a capire che cosa aveva attirato la sua attenzione, Lucas si era già buttato a quattro zampe in una specie di nicchia nella parete del corridoio, larga e poco profonda. Lo seguì… e vide quel che non avrebbero mai potuto notare stando in piedi: all’altezza del pavimento c’era una sottile striscia di luce bianca. Lucas si rialzò, battendo i pugni sul muro – no, non un muro: i colpi risuonavano come se dietro ci fosse del vuoto.
- Una porta! E’ una porta! – le mani di Lucas scorsero freneticamente lungo lo spigolo interno della nicchia, si fermarono all’altezza della cintola: c’era una fessura, stretta ma inconfondibile, ora che l’avevano trovata. Stringendo i denti, Lucas vi inserì la chiave di plastica…
…e la parete di fondo scivolò via, rivelando una stretta scala a spirale illuminata da bianche lampade d’emergenza. Si buttarono sul pianerottolo, Lucas trovò la maniglia interna della porta e la chiuse sbattendola fra loro e l’incendio che avanzava. Helen fece per salire gli scalini metallici, ma Lucas la afferrò nuovamente per un braccio.
- Là sopra c’è solo un tetto piatto e scoperto. Ci tireranno giù come birilli.
- Ma…
- Dobbiamo scendere!
Helen allungò il collo per guardare in basso, ma la spirale stretta della scala non permetteva di vedere più in là di pochi gradini. – E se non troviamo un’altra uscita?
Il volto di Lucas era segnato di ombre scure dalla luce debole e fredda.
- Allora siamo morti.
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